Cesano Maderno sceglie la continuità: vince Maurilio Longhin, l'erede di Gigi Ponti

CESANO MADERNO - Aveva ottenuto un risultato più che positivo già al primo turno. Maurilio Longhi, candidato del centrosinistra, è il nuovo sindaco della città. All'apertura delle urne il suo successo non è mai stato messo in discussione

L’onda lunga del centrodestra si ferma a Cesano Maderno. Maurilio Longhin, capelli bianchi e occhiali, è un sindaco moderato. Ma di centrosinistra. Ha vinto con il 53,80 per cento in un momento non facile per i progressisti. Il momento è magico per il centrodestra, eppure Luca Bosio non ce l’ha fatta a prevalere neppure con il vento in poppa. E così l’avvocato scrittore si è dovuto accontentare del 46,20 per cento.

Cesano Maderno ha scelto la continuità e, ancora una volta, ha ridato fiducia al "laboratorio politico" di centrosinistra. Un singolare esperimento nato da una costola del cattolicesimo impegnato in politica, che è riuscito a governare Cesano Maderno ininterrottamente dal 1951 a oggi (con il solo travagliato biennio leghista di Marina Romanò dal 2009 al 2011). Longhin è riuscito dunque a raccogliere l’eredità politica di una figura carismatica come Gigi Ponti, sindaco per quattro volte e presidente della Provincia MB. Ponti era entrato in consiglio comunale nel 1979, erede politico dei sindaci Dc Mario Vaghi (papà del poi sindaco Paolo Vaghi, a lungo vice di Ponti), Mario Lucchini e Ferruccio Crenna.

Longhin ha vinto dopo una campagna elettorale lunga e tutta "in salita". Con le sue prime parole, ha ringraziato Gigi Ponti, che lo ha sempre sostenuto: "E’ una vittoria che premia il lavoro di chi ci ha preceduto ma anche un progetto politico nel segno della continuità".

E’ una Cesano Maderno già "al mare" quella che ha scelto la continuità: il record di astensionismo (63,1 per cento) non ha precedenti in una città da sempre appassionata di politica. Una disaffezione che è stata sottolineata in particolare dallo sconfitto Luca Bosio: "Abbiamo fatto un recupero eccezionale ma il forte astensionismo ha penalizzato in particolare il centrodestra".

Marco Mologni


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