Le associazioni culturali mettono migliaia di voti sul tavolo: candidati, rinunciate ai chioschi nel centro storico?

MONZA - La domanda è stata posta in modo molto garbato, ma altrettanto deciso. I candidati, in caso di vittoria elettorale, si impegnano a cestinare il progetto dei chioschi nel centro storico? Occhio alla risposta. Può costare parecchie migliaia di voti

Candidati sindaci se verrete eletti confermerete o revocherete l’autorizzazione all’installazione dei chioschi nel  centro storico? Una domanda netta alla quale i futuri amministratori della città sono pregati di rispondere entro una settimana con un semplice si o no.

In ballo ci sono migliaia di voti, ma anche il rischio di un pagare profumante il privato qualora l’autorizzazione dovesse essere revocata.

Ma in questo momento di corsa all’ultimo voto è prezioso il sostegno delle 27 associazioni culturali di Monza, oltre che dei duemila cittadini firmatari che dall’autunno del 2016 chiedono che questo progetto venga accantonato.

Un progetto che prevede l’installazione di 13 chioschi di varie dimensioni, anche grandi 70 metri quadrati, in alcuni casi veri e propri miniappartamenti dotati  di servizi igienici che verrebbero installati in diversi punti centrali della città. Inizialmente anche in piazza Carrobiolo, poi però l’idea è stata accantonata.

A due settimane dal voto le associazioni giocano la carta della chiarezza: che i sette candidati dicano semplicemente si o no all’installazione dei chioschi. Questa mattina la conferenza stampa in Saletta Reale e immediatamente la consegna della lettera a Roberto Scanagatti, Dario Allevi, Paolo Piffer, Michele Quitadamo, Pier Franco Maffè, Manuela Ponti e Danilo Sindoni.

“Le associazioni culturali monzesi dal novembre 2015 hanno denunciato alla cittadinanza il progetto della Società Saum Srl di installare nel centro di Monza 13 chioschi di varie dimensioni – si legge nella lettera – Dopo una lettera aperta al sindaco Scanagatti (senza riposta, ndr), un incontro con l’Associazione commercianti, un incontro con l’assessore Abbà (referente delle Attività produttive, ndr), la presentazione all’amministrazione delle oltre duemila firme raccolte lo scorso maggio non abbiamo ricevuto mai risposte chiare”.

A questo punto le associazioni culturali giocano la carta delle chiarezza: che i candidati dicano se i chiosconi, qualora loro governeranno, verranno installati oppure no.

“Sono per lo più spazi commerciali dediti allo street food – ha spiegato Gianna Parri dell’Associazione mazziniana – Con un forte impatto visivo e con conseguenti problemi anche di pulizia, ordine e controllo della città. Il Comune ha dichiarato che faranno attività di promozione turistica, perché allora non affidare questo incarico ai negozi già presenti. Molti negozianti non sono favorevoli ai chiosconi”.

Una bella gatta da pelare per il sindaco Scanagatti: è infatti la sua Giunta ad aver portato avanti il progetto. Una bella possibilità per acchiappare voti per gli altri sei candidati.

“Vogliamo risposte prima del voto – ha ribadito Parri – Entro lunedì prossimo (5 giugno, ndr). Non le vogliamo solo noi portavoci delle associazioni ma anche i nostri iscritti e i duemila monzesi che hanno sottoscritto la nostra raccolta firme”.

“Tutto all’apparenza sembra congelato – aggiunge Ettore Radice presidente dell’associazione Mnemosyne – Ma sappiamo che il progetto è arrivato in commissione edilizia. Nell’autunno del 2016 abbiamo inviato anche un documento alla Sopraintendenza in merito all’ipotesi di mettere i chioschi anche ai boschetti inficiando il progetto di riqualificazione dello spazio peraltro proposto dall’amministrazione e avvallato dalla stessa Sopraintendenza. Ma non abbiamo ricevuto risposta”.

Questi chiosconi proprio non piacciono. “Se il gestore dovesse chiudere rischiano anche di rimanere cadaveri in mezzo alle piazze deturpandole – aggiunge Roberto D’Achille delle associazioni “La Villa Reale è anche mia e del Comitato Parco – Peraltro c’è un regolamento comunale che vieta strutture fisse di questo tipo”.

Loro non si arrendono: se il progetto dei chiosconi dovesse proseguire sono pronti anche ad eventi eclatanti.

“Dietro a questo progetto folle c’è un interesse di una società che ha partecipato all’appalto come unico partecipante – aggiunge Bianca Montrasio – Questo progetto deve essere fermato dal sindaco. Noi abbiamo anche fatto proposte alternative come posizionarli nelle periferie o se in centro recuperando negozi chiusi. . Valuterem il coraggio dei futuri sindaci”. Sia Scanagatti – qualora dovesse essere rieletto – sia uno degli altri sei aspiranti.

Si è respirato il grande malcontento da parte delle associazioni di volontariato firmatarie del documento, come il caso dell’Università Popolare di Monza che per voce della sua storica presidente Eugenia Volpi ha denunciato il raddoppio dell’affitto della piccola sede dove da sempre svolgono le loro attività. Associazioni dove la parte di volontariato è fondamentale ricoprendo un ruolo principe nella promozione della cultura che spesso il Comune si trova costretto a non poter fare per problemi di bilancio.

La risposta definitiva sui chiosconi è quindi rinviata a settimana prossima.

Hanno sottoscritto la lettera i comitati cittadini, i presidenti e gli iscritti delle associazioni: Amici della musica, Andiamo ai boschetti, Associazione Amici dei Musei di Monza e Brianza, Associazione Mazziniana Monza e Brianza, Mnemosyne, Associazione HQ Monza, Casa della Poesia, Centro culturale ricerca, Centro documentazione residenze reali, Circolo arti figurative, Circolo Legambiente, Collegio degli architetti e ingegneri Monza, Comitato Amati, Comitato San Fruttuoso 2000, Comitato Bastacemento, Comitato quartiere Sant’Albino, Comitato San Carlo,  Comitato Boito-Monteverdi, Comitato Blandoria, Comitato Beni Comuni, Comitato la Villa Reale è anche mia, Comitato per il Parco Antonio Cederna, Corale Monzese, Energie Nuove, Italia Nostra Monza, Pro Cultura Carrobiolo, Thuja Lab Aps, Università popolare monzese, Compagnia Teatro Tre, Compagnia Teatro Il volto e La Maschera.

Barbara Apicella


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