Terremoto nella sanità: 9 persone in carcere e 7 ai domiciliari con l'Operazione Smile

MONZA - Il Giudice per le indagini preliminari Emanuela Corbetta ha disposto la carcerazione per 9 persone, i domiciliari per 7 e l'obbligo di firma per 5: è la conclusione dell'Operazione Smile relativa all'outsurcing dei servizi odontoiatrici nella sanità lombarda, favorita da politici, imprenditori e funzionari per un giro d'affari complessivo da 400 milioni di euro. Accuse che variano dall'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla turbativa d'asta, fino al riciclaggio.

Le accuse variano dall'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla turbativa d'asta, fino al riciclaggio: sono ventuno le persone indagate nell'ambito della "Operazione Smile", indagine della Procura di Monza sull'esternalizzazione dei servizi odontoiatrici nelle strutture sanitarie lombarde. Su richiesta del procuratore Luisa Zanetti e del sostituto procuratore Manuela Massens, il provvedimento disposto dal Giudice per le indagini preliminari di Monza, Emanuela Corbetta, si è tradotto in carcerazione per nove persone, domiciliari per altre sette e obbligo di firma per cinque.

A dare il via all'indagine è stata la segnalazione di un componente del collegio sindacale di un'azienda ospedaliera già nell'autunno del 2013. Al termine dell'indagini, svolte dal Nucleo Investigativo di Milano, l'accusa ha richiesto la carcerazione per il consigliere regionale Fabio Rizzi, considerato il braccio destro di Roberto Maroni, medico anestesista di professione e autore della riforma della sanità lombarda. Nei guai anche l'imprenditore Mario Valentino Longo.

I due, "il primo - scrive l'accusa - in qualità di consigliere regionale e presidente della Commissione Sanità e Politiche sociali del Consiglio regionale, Longo appartenente allo staff di Rizzi con incarichi pubblici nell'ambito di odontoiatria, abusando dei propri ruoli e poteri inducevano i funzionari pubblici preposti alla gestione dei servizi di odontoiatria e alle forniture odontoiatriche delle aziende ospedaliere della Regione, nonché gli amministratori delle strutture private convenzionate della Regione, a favorire nell'indizione delle gare d'appalto o nella scelta del contraente privato, le società riconducibili alla Canegrati".

Maria Paola Canegrati, per l'esattezza, definita dalla stessa Procura la principale indagata dell'inchiesta, a capo di una holding che opera nel campo odontoiatrico, secondo gli inquirenti era riuscita ad aggiudicarsi la gestione dei servizi odontoiatrici attraverso l'azienda Odontoquality a lei facente capo. Finanziando la campagna elettorale di Rizzi, ma anche pagando tangenti e finte consulenze e perfino coinvolgendo le mogli di Rizzi e di Longo (ai domiciliari) alle quali aveva intestato il 50% di società odontoiatriche aperte.

Secondo la Procura il giro d'affari è di circa 400 milioni di euro, con imprenditori che si aggiudicavano gare d'appalto per gestire i servizi odontoiatrici grazie alla complicità di politici e di funzionari pubblici. Un volume d'affari impressionante con misure cautelari che hanno toccato le province di Monza e Brianza, Milano, Varese, Como e Bergamo.

Sotto la lente di ingrandimento sono finite gare d'appalto dell'ospedale di circolo di Busto Arsizio, azienda ospedaliera di Desio e Vimercate, Policlinico di Milano, azienda ospedaliera di Melegnano, ospedale Bolognini di Seriate.