Oldani, mani pulite: per la Procura "la montagna di accuse si è sgonfiata"

SEVESO - La Cassazione nell'ottobre 2011 aveva già rilevato l'innocenza di Piero Oldani, ex presidente dell'Associazione Sportiva Cestistica Seveso, finito sul banco degli imputati con l'accusa di avere intascato soldi provenienti dal Comune, dal tesseramento e dalla pubblicità. Il fascicolo, tornato in Procura per una contraddizione tra capi di imputazione e sentenza, è stato definitivamente archiviato: non per la prescrizione, ma perché Oldani ha agito correttamente.

Chi lo conosce bene ne era certo: Piero Oldani, persona stimata non solo a Seveso per il suo impegno sociale e per la passione che ha dedicato alla pallacanestro, non poteva essere stato capace di appropriarsi di soldi destinati alla società sportiva. Ora non ha più dubbi nemmeno la Procura della Repubblica che, con atto depositato il 2 febbraio, firmato da Corrado Carnevali, spiega che "la montagna di accuse inizialmente avanzata contro Oldani si è sgonfiata man mano che venivano singolarmente esaminate. Questo non può che portare a ritenere l'insussistenza del reato". Con un'aggiunta di non poco conto: "a prescindere dall'estinzione del reato medesimo, che sarebbe avvenuto negli anni 2005-2006, per intervenuta prescrizione a causa del decorso del termine massimo (sei anni e mezzo)". Oldani, insomma, non se la cava con la prescrizione, ma ha proprio le mani pulite.

La coscienza lo era già. Aveva accolto con incredulità l'iscrizione nel registro degli indagati per fatti che, secondo l'accusa, sarebbero accaduti tra il mese di settembre 2005 e l'agosto 2006. "Per procurarsi un ingiusto profitto - così recitava il capo di imputazione che l'ha portato a processo - nella sua qualità di presidente della Associazione Sportiva Cestistica Seveso, in tempi diversi, si appropriava della somma di 2.360 euro, pari al residuo non contabilizzato delle rette pagate dagli associati, della somma di 1.060 rappresentante il residuo non versato delle entrate per la pubblicità dell'anno 2005, della somma di 800 euro costituente prestito non contabilizzato di un socio, per un totale di 4.220 euro. Con l'aggravante di aver commesso il fatto abusando del rapporto fiduciario connesso alla carica rivestita".

Oldani, difeso dall'avvocato Marco Martini del Foro di Monza, il 21 maggio 2008 era stato condannato dal Tribunale di Monza: un anno di reclusione, con pena sospesa, 400 euro di multa e risarcimento del danno in favore della Cestistica Seveso liquidato in 20 mila euro.

Una bella mazzata, inaccettabile per lui che era certo di non aver preso un solo euro. Anzi, di tasca sua aveva anticipato quasi 3 mila euro per l'attività dei ragazzi. Di qui la scelta, benché deluso e sfiduciato, di ricorrere in Appello. La pena era stata ridotta a quatto mesi di reclusione, assolvendolo dalle imputazioni di malversazione e appropriazione indebita ritenendo che le somme fossero state in realtà utilizzate per le finalità proprie dell'associazione sportiva.

Già meglio, ma comunque un peso per chi pensava di avere agito correttamente. Inevitabile il ricorso in Cassazione che, il 10 novembre 2011, ha annullato la condanna per la residuale imputazione di malversazione, sostenendo che la dinamica dei fatti non poteva che portare a ritenere la condotta di Oldani priva di alcuna concreta volontà di distrarre i fondi dall'associazione.

Il fascicolo è poi tornato a Monza, ravvisando la Cassazione contradditorietà tra capo di imputazione e sentenza. Il Pm Carnevali ha fatto ulteriore chiarezza e chiuso definitivamente il fascicolo, evidenziando a sua volte tali contraddizioni ma anche approvando la condotta di Oldani aggiungendo che l'ipotesi dei fondi sottratti è "priva del benché minimo elemento probatorio a suo sostegno".

Secondo la Procura le tesi di Oldani appaiono "documentalmente supportate, ma risultano anche sostenute da considerazioni logiche, quale la natura dilettantistica dell'Asc Seveso che, all'epoca, alla pari delle altre associazioni sportive operanti sul medesimo territorio, si era data una gestione elementare della contabilità risultando interamente proiettata verso la diffusione della pratica sportiva da raggiungersi in qualsiasi maniera, ricorrendo anche all'anticipazione dei mezzi finanziari necessari al raggiungimento dello scopo da parte dei suoi dirigenti. Anticipazione cui non poteva non fare da pendant il rientro delle somme anticipate tutte le volte in cui la cosa fosse risultata possibile".

Il Pm ritiene che Oldani sia stato in grado di fornire "un rendiconto quanto mai dettagliato degli esborsi cui era andato incontro nell'espletamento della sua attività e che tutte le operazioni da lui compiute abbiano trovato un riscontro documentale". E aggiunge che "la montagna di accuse inizialmente avanzata contro di lui si sia sgonfiata man mano che venivano singolarmente esaminate".

"Mi era caduto il mondo addosso - commenta Oldani - perché ho sempre agito correttamente nell'interesse della società e dei ragazzi. Non mi piace apparire ma, visto che ero stato accusato di avere intascato soldi pubblici, è giusto che la gente sappia che non mi sono mai permesso di sottrarre risorse che appartengono all'intera comunità. Per me si chiude definitivamente un incubo. Devo ringraziare sinceramente l'avvocato Marco Martini, l'ho molto apprezzato dal punto di vista professionale ma si è anche dimostrato una persona splendida che, insieme alla mia famiglia, mi ha aiutato in questi dieci anni difficili".