"Sono stato migrante anch'io": e oggi aiuta i ragazzi africani a inserirsi nel territorio

SEVESO - Ormai i cittadini li vedono in giro da tempo: Francis e Christopher sono i due migranti che hanno accettato di fare volontariato sul territorio, coordinati dal Comune. Con loro l'inseparabile Romeo Martel, che ha vissuto l'esperienza di migrante in Svizzera negli anni '60

"Perché lo faccio? Perché sono stato migrante anch'io. So cosa significa andare in un altro Paese, essere osservato con ostilità anche quando non si sta facendo nulla di male. Ecco, io ora cerco di aiutare questi ragazzi a inserirsi sul territorio. Consapevole che si tratta di un rapporto di dare e avere dove ciascuno deve fare la sua parte". Singolare la vicenda di Romeo Martel, il cittadino che ha deciso di mettersi a disposizione del Comune di Seveso per favore il progetto di accoglienza dei migranti arrivati in città.

Formalmente è definibile come "tutor". In realtà sembra quasi un padre per due ragazzi, Francis Dery e Christopher Osarentin, uno del Ghana e l'altro della Nigeria, protagonisti del progetto pilota dell'amministrazione comunale. Condotto in collaborazione con Rti Bonvena e con Studio D&G che si occupano dell'ospitalità di 40 persone.

"Bisogna usare il bastone e la carota - commenta Martel, che ha conquistato la fiducia dei ragazzi per il suo modo di fare e facilitato dalla conoscenza delle lingue straniere -. Ma conosco bene la loro situazione perché io stesso ho vissuto questa esperienza nella Svizzera tedesca e in Germania, quasi come se fossi stato un appestato. La ricetta per uscirne? Prima di tutto imparare la lingua, io avevo addirittura imparato anche i dialetti locali. E poi rimboccarsi le maniche e darsi da fare per la comunità che sta offrendo ospitalità".

Questi due ragazzi l'hanno capito benissimo. Si sono offerti come volontari, hanno partecipato ai corsi di formazione organizzati dal Consorzio Desio Brianza. E hanno colto al volo l'opportunità offerta dal Comune di svolgere lavori di manutenzione, sistemazione del verde urbano, verniciature, sotto il coordinamento del geometra Antonio Lanzani.

"Non siamo tutti buoni, non siamo tutti cattivi", commentano i diretti interessati, invitando gli italiani a non generalizzare sulla situazione dei migranti. Loro intanto, ringraziano per la possibilità che hanno avuto di mettersi alla prova, imparare un mestiere, farsi ben volere. Dalla diffidenza iniziale, il loro rapporto con la città è cambiato. La gente, soprattutto i commercianti, li riconosce. Sono i due con le pettorine arancioni. C'è chi li saluta, chi offre loro panini e focacce. Poi il pomeriggio spariscono dalla circolazione: c'è il corso di italiano per accelerare l'inserimento.

"E' un progetto pilota di volontariato sociale - commenta il sindaco Paolo Butti - che potremmo presto estendere ad altri ragazzi. L'integrazione e l'accoglienza passano anche da queste attività. La città percepisce i migranti come un supporto. Anche i più diffidenti e i più ostili impareranno a riconoscerli come individui".

G.Gal.


Vuoi ricevere le notizie nella tua mail? Iscriviti alla newsletter: clicca qui
(in base alle impostazioni del tuo gestore potrebbe finire in caselle diverse dalla "Posta in arrivo")