"Schiscetta" a scuola: il Movimento 5 Stelle rilancia il dibattito
Sabato al Pirellone si è svolta una tavola rotonda organizzata dal Movimento 5 Stelle Lombardia: al centro dell'attenzione la possibilità di portare la tradizionale "schiscetta" in classe in sostituzione della mensa scolastica. Tanti i contributi portati, sia favorevoli sia contrari. Il dibattito è aperto.
Si è svolta sabato al Pirellone la tavola rotonda organizzata dal Movimento 5 Stelle Lombardia dal titolo: "Possibilità di scelta tra la mensa scolastica e la schiscetta". L’incontro, anticipato da una raccolta firme dei grillini per sondare la volontà dei genitori di poter scegliere se portare il pasto da casa o consumare quello offerto dal servizio di ristorazione scolastica, ha avviato un dibattito molto articolato tra favorevoli e contrari alla così detta ‘schiscetta’ a scuola. E ha fatto emergere numerose criticità riguardanti i costi della ristorazione scolastica per i genitori, la qualità del cibo servito dalle mense, gli scarti alimentari , ma anche proposte per il miglioramento della qualità del servizio.
“Dalla raccolta firme – spiega Paola Macchi consigliere regionale del M5S Lombardia che ha organizzato l’evento - il passaggio a un confronto istituzionale tra favorevoli e contrari alla ‘schiscetta’ che ci offrisse anche l’occasione per parlare di ristorazione scolastica è stato obbligato. L’incontro è stato ricchissimo di sollecitazioni e proposte. Dopo gli approfondimenti odierni continueremo a raccogliere le firme dei cittadini che chiedono di poter scegliere liberamente, auspicando che l’interesse suscitato spinga comuni e gestori delle mense a porre maggior attenzione alle numerose criticità che hanno spinto genitori ed anche insegnanti a proporre questa call in action e a firmare la richiesta”.
A favore della ‘schiscetta’ la nutrizionista Elisabetta Marcorsini che ha spiegato: “Mi piace molto la proposta di far scegliere ai genitori se far mangiare i propri figli in mensa o dar loro la "schiscetta". In questo modo si potrebbe mangiare meglio,risparmiando ed evitando di buttar via il cibo avanzato. Già in altri paesi i bimbi si portano il pranzo da casa con ottimi risultati”. Anche per l'insegnante Maria Grava "la Scuola Pubblica statale che voglia ritenersi democratica e inclusiva deve promuovere il diritto a scelte alimentari autonome, rimuovere gli ostacoli di ordine economico, culturale e sanitario che non permettono a "tutti gli studenti" di fruire di una delle fondamentali azioni educative che la scuola mette in atto, proponendo soluzioni e alternative che garantiscano parità di diritti e non mera omologazione".
Sara Montrasio, genitore, aggiunge: "Sono madre di un bimbo che per tre anni ha mangiato al massimo pane a scuola. E' una questione di gusto e di inappetenza, e la soluzione della schiscetta, mi pare adottabile anche nell'ottica di evitare sprechi. Tra le obiezioni alla schiscetta la differenza di cibo offerto a bambini seduti uno di fianco all'altro, ma per bambini di credo diverso il cibo è già diverso. Già la merenda di metà mattina è diversa per ogni bambino. Si parla poi di difficoltà, di conservazione e di pasta. Ma le soluzioni, da polpettine, torte salate e frittate sono ampie e variegate per offrire".
Contro la schiscetta a scuola Laura Cirillo, un genitore di San Donato Milanese: "La maggior parte dei partecipanti alla commissione mensa è sfavorevole. Per me il pasto a scuola è uno dei più completi della giornata per i miei tre figli. Lavoro e pensare al pasto del giorno dopo è complesso, mi troverei con pizzette. Quello della mensa è un pasto migliore di quello che potrei proporre io. La proposta della schiscetta va approfondita, ma la mensa è un momento di aggregazione: i miei figli continuerebbero a mangiare broccoli, pesce e finocchi altri avrebbero altro nel piatto, magari più allettante. Sarebbe una delusione e una diversità difficile da gestire. C'è poi il problema del riscaldamento dei cibi e la qualità e economicità del cibo. Se molti bambini portassero cibo da casa i costi delle mense aumenterebbero".
Sonia Cotri, insegnate di Bergamo, ha "un'esperienza positiva della mensa a scuola. Certo ho sentito insegnanti lamentare cibo non di qualità, perchè la commissione mensa non cambia appalto? Hanno appalti trentennale, li chiamo appalti ergastolo, se erogano sbobba se ne vadano. Ho poi l'impressione che non tutti i genitori poi abbiamo un'idea chiara, ci sono genitori invece che vorrebbero capire come fare. Se si intende avviare una sperimentazione di questo tipo è necessario preparare i genitori. Se la schiscetta ti arriva il bambino con pranzo non adeguato come ci comportiamo? Capitano casi di bimbi che non mangiano, e non sono facili, ma i bambini devono essere accompagnati attraverso il superamento di queste difficoltà. Mi spaventa poi la proposta per i bambini piccoli, come lo portano, non vorrei si limitassero a mangiare sempre il panino".
Tra gli altri sono intervenuti Franco Gallo, dell'Ufficio Scolastico Regionale, che ha spiegato: "L'Ufficio Scolastico Regionale, come articolazione periferica del MIUR, non prevarica le scuole autonome sulle scelte gestionali dei tempi di apertura della scuola, dell'impiego dei locali e delle forme di assistenza e risposta ai bisogni delle famiglie. Ritiene di sottolineare la necessità del rispetto delle prerogative contrattuali dei docenti e del personale ATA in relazione alle problematiche di sorveglianza che potrebbero insorgere e delle corrette procedure di individuazione di eventuali locali dedicati. Potrà fornire ai dirigenti scolastici e agli organi didattici e di indirizzo la consulenza eventualmente richiesta, ma non può sostituirsi a queste figure nell'assumere responsabilità in capo al datore di lavoro e al personale scolastico specificamente impegnato. Ricorda la necessità di configurare le scelte educative relative a qualsiasi ampliamento del'accoglienza e del sostegno ai bisogni degli utenti nel Piano Triennale per l'Offerta Formativa".
Egardo Valerio, Direttore DPM ASL Milano 1, ha parlato della qualità della ristorazione scolastica e ruolo della ASL: "In merito alla possibilità di far portare ai discenti il pasto da casa, se non si vuole usufruire del servizio di ristorazione, è da rilevare che non esiste alcun divieto normativo pur sussistendo alcune problematiche quali il definire le responsabilità in modo chiaro dei soggetti coinvolti: Azienda di ristorazione, Dirigenza scolastica, Famiglia e Comune. Ognuno in base al proprio ruolo ha una diretta responsabilità nell’attuazione di questa scelta. Non e’ compito di ASL rilasciare un parere specifico La maggiore criticità oltre a quella della sicurezza alimentare sopra accennata (tossinfezioni, conservazione alimenti) è che attraverso questa scelta vengono vanificati gli sforzi fatti in ambito di ristorazione scolastica per far sì che il pasto a scuola possa rappresentare anche una occasione per acquisire e rafforzare sane abitudini alimentari e per assicurare scelte nutrizionalmente valide.
Quindi l’obiettivo della ASL non è vietare o imporre ma mettere in atto azioni proattive per far si che il pasto a scuola sia realmente “consumato e gradito” quali la predisposizione di linee di indirizzo nutrizionale e il favorire interventi di educazione alimentare. In particolare in collaborazione con ASL Milano 2 e città Metropolitana è stato realizzato uno strumento informatico di monitoraggio per valutare la qualità del servizio di ristorazione scolastica sia per quanto riguarda l’accettabilità e il consumo del pasto che il giudizio sul servizio nel suo complesso che potrà essere utilizzato, con modalità e finalità diverse, sia dai componenti della Commissione Mensa che dai funzionari degli Uffici Comunali e dagli operatori delle ASL.
Il progetto “Il pasto a scuola si valuta on line “, presentato il 30 settembre a Milano a tutti i Comuni, ha l’obiettivo di valutare, in modo strutturato e uniforme, il consumo del pasto da parte degli utenti e di contribuire così a ridurre lo spreco alimentare e attuare le azioni atte a migliorare la qualità anche soggettiva del servizio.
Il progetto “Il pasto a scuola si valuta on line “, presentato il 30 settembre a Milano a tutti i Comuni, ha l’obiettivo di valutare, in modo strutturato e uniforme, il consumo del pasto da parte degli utenti e di contribuire così a ridurre lo spreco alimentare e attuare le azioni atte a migliorare la qualità anche soggettiva del servizio.
Ivana Rusconi, collaboratrice della radio web "ciaocomo.it" che ha relazionato sui risultati di un’inchiesta dell’emittente sul tema: “Sulla schiscetta a scuola abbiamo ascoltato diverse voci e sono emersi numerose problematicità. Tra i problemi quello igenico. Le cucine private non sono controllate, quelle della ristorazione sì. C'è il problema della conservazione dell'alimento, i bambini di presentano a scuola alle 8 e pranzano alle 13. Servono cibi che si prestano alla conservazione e zone per riscaldare i cibi. C'è poi il problema della possibile condivisione del cibo nel caso di bambini allergici. Simone Moretti assessore di Olgiate Comasco che ha un blog di cucina che propone di usare di più risorse del territorio e cibo a chilometro zero. A scuola c'è chi si muove per monitorare lo spreco anche per capire gli alimenti che garbano ai bambini. Insomma c'è molto da indagare su questo tema”.
Marco Zullo, Europarlamentare di M5S Lombardia, ha riportato l'attenzione ai bambini e ai loro bisogni: "dare l'esempio a scuola e casa è importante. Sulle mense scolastiche ci sono sistemi per abbattere i costi, ci vuole sono la volontà".
Paola Macchi ha consluso i lavori della tavola rotonda: “Consegneremo le firme che abbiamo raccolto sul web all’assessore regionale Aprea ai primi di gennaio. Ci auguriamo di trovare nell’assessorato regionale un terreno fertile perché bisogni che nascono dai cittadini, e da tanti cittadini sono appoggiati possano trovare accoglienza”.