Gli artigiani brianzoli chiedono la riforma del fisco

Gli artigiani brianzoli reclamano a gran voce la riforma del fisco. Tra i provvedimenti annunciati dall'Esecutivo per dare una svolta al Paese, i micro, piccoli e medi imprenditori chiedono interventi urgenti sul pacchetto fiscale, il cui cuneo è unanimemente giudicato come insopportabilmente elevato. Del resto è la Banca Mondiale, con il rapporto annuale "Paying taxes", a certificare come le imprese italiane siano in vetta alla classifica delle più tartassate sul pianeta, con lo stratosferic...

Gli artigiani brianzoli reclamano a gran voce la riforma del fisco. Tra i provvedimenti annunciati dall'Esecutivo per dare una svolta al Paese, i micro, piccoli e medi imprenditori chiedono interventi urgenti sul pacchetto fiscale, il cui cuneo è unanimemente giudicato come insopportabilmente elevato. Del resto è la Banca Mondiale, con il rapporto annuale "Paying taxes", a certificare come le imprese italiane siano in vetta alla classifica delle più tartassate sul pianeta, con lo stratosferico 65,8% di peso sopportato tra imposte, tasse e contributi. Stagione di riforme, dunque, quella avviata dal Governo presieduto da Matteo Renzi, che punta a modificare alcuni apparati dello Stato all'insegna di una maggiore razionalizzazione organizzativa e di costi. Obiettivo: rilanciare un Paese alle prese da troppi anni con la crisi economica, la stagnazione dei consumi, una pressione fiscale alle stelle e una burocrazia che contribuisce ad appesantire le difficoltà quotidiane di imprese e cittadini. Ma qual è la riforma giudicata più necessaria ed urgente dal mondo produttivo artigiano e delle micro, piccole e medie aziende brianzole? L'Unione Artigiani lo ha chiesto attraverso un sondaggio on line cui hanno risposto 300 artigiani di tutti i settori. In testa nella partecipazione all'indagine, anonima e su base volontaria, gli impiantisti con il 27,52%, seguiti dalla manifattura (20,49%) e dagli autotrasportatori (17,74%). Imprese in larga parte con più di 15 anni di vita (62,39%), seguite a distanza da quelle comprese tra i 10 e i 15 (15,60%) e i 5-10 (8,87%), prevalentemente con massimo 2 dipendenti (39,14%) o addirittura individuali (29,66%). Poche le strart up (0,31%) e le ditte di recente costituzione (5,20%). Cosa hanno risposto dunque alla domanda sulle riforme? Ben il 70,40% di chi ha risposto ha plebiscitariamente indicato la riforma fiscale volta all'abbassamento della pressione delle tasse su imprese e cittadini. A larga distanza (14,02%) la riforma del lavoro per favorire il rilancio occupazionale e la riforma della Pubblica Amministrazione (9,97%) per semplificazioni e meno burocrazia. Molto meno interessanti le riforme istituzionali (modifica del Senato, abolizione delle Province) pensate per ridurre i cosiddetti costi della politica. Solo per il 3,74% degli artigiani risultano infatti prioritarie rispetto a interventi evidentemente molto più concreti e diretti su fisco, lavoro, burocrazia. In generale, tutti i settori invocano interventi sul fisco. "La massiccia opzione sulla riforma fiscale - commenta il segretario generale dell'Unione Artigiani,

Marco Accornero - non ci sorprende. Anzi, conferma con dati concreti la forte sensazione dell'insopportabile peso dei tributi sulla vita quotidiana degli imprenditori, ma anche dei cittadini. Da tempo facciamo appello alle istituzioni che guidano il Paese affinchè si intervenga sul taglio del cuneo fiscale. La somma della miriade di tasse, imposte e contributi in Italia dimostra l'esattezza della curva di Laffer: più alti sono i contributi richiesti dallo Stato e, paradossalmente, meno sono i ricavi ottenuti, con grave dissesto dell'economia nazionale. Meno risorse nelle tasche delle piccole imprese e meno spesa per gli investimenti e dunque meno crescita. Meno soldi nelle mani dei cittadini, meno consumi e quindi fatturati interni a picco e deflazione." Tra i singoli settori artigiani che hanno risposto al sondaggio, primeggia infatti fra tutti l'invocazione verso la riforma del fisco, con punte dell'80% fra chi si occupa di servizi alla persona, del 77,9% per impiantisti e installatori, del 75% nell'alimentare e nell'artistico. Da segnalare, ma sempre come seconda richiesta, il desiderio di riforme inerenti il lavoro per il 40% del settore comunicazione, informatica e web, e il 33,3% del settore moda che chiede interventi sulla Pubblica Amministrazione. Un aspetto particolare riguarda il cosiddetto "piano scuole", che ha visto la preferenza solo del 6,7% del settore edile . Un segnale dello scetticismo del comparto costruzioni sulla possibile incidenza sensibile e positiva del provvedimento e di quanto sia stato fino ad ora poco apprezzabile la sua applicazione concreta. Interessanti le risposte articolate per anni di attività aziendale e numero di dipendenti. La richiesta di tagli fiscali è il leitmotiv di tutte le categorie, con punte dell'89,3% per le aziende che vantano tra i 5 e i 10 anni di vita, mentre tra le giovani (0-2 anni), dopo il dato della riforma fiscale (76,5%), spicca quello sulla Pubblica Amministrazione (17,6%). Fra le imprese tra i 2 e 5 anni di attività, invece, si segnala un 20% di preferenze per la riforma del lavoro, reclamata anche dalle aziende consolidate da più di 15 anni di vita (17,1%). Riguardo le dimensioni delle ditte artigiane che hanno risposto al sondaggio, dopo la riforma del fisco, spicca un generale apprezzamento per la riforma del lavoro soprattutto fra le imprese con più dipendenti . "Più le ditte sono "anziane" e di maggiori dimensioni - fa notare Accornero - e maggiormente manifestano come seconda necessità quella di intervenire sul mercato del lavoro. E' significativo che le imprese che sono più consolidate sentano questa riforma come importante per vincere la concorrenza, interna e internazionale. Per recuperare produttività ed abbattere il costo del lavoro occorre combattere l'assenteismo, defiscalizzare gli investimenti in formazione del personale e consentire che le ore destinate alla formazione non siano retribuite." Infine, le note, i commenti e le azioni suggerite dagli artigiani. Semplificazione, netta diminuzione della burocrazia, taglio della spesa pubblica sono altri nodi che attanagliano le imprese, mentre monta un crescente pessimismo sulla reale capacità di cambiamento del Paese e l'insoddisfazione verso una classe dirigente giudicata più attenta a mantenere i propri benefici piuttosto che nell'impegno a migliorare concretamente la situazione ci aziende e cittadini.