Negozi di stile: resistere, resistere, resistere

Sempre più vetrine chiuse. E' un'ecatombe a cui si deve provare a reagire. un problema che potrebbe essere innanzitutto culturale. Il limite di un pubblico di .clienti che non sa cogliere la differenza. E nell'abbaglio urlante dei centrio commerciali, rischia di perdere il barlume di qualità rimasto, garantito dalla professionalità e esperienza dei piccoli commercianti

 "La moda passa, lo stile resta” è una citazione di “Coco” Chanel, la “mademoiselle” del vestire che ricordiamo ampiamente in questa pagina..
Ma cos’è oggi la moda, quella cosa che Coco destina dovrà passare? Beh, sicuramente, ad essere passate non sono le sue creazioni, che ancora oggi sanno dettare uno stile, Nel presente “moda” (con la m minuscola) è quella roba lì, che trovi buttata nei centri commerciali, Merce più o meno tutta uguale. Dentro gli stessi negozi delle stesse catene multinazionali. Anche queste, più o meno, tutte uguali.
I colori che indosseremo, le forme, i tessuti. Se si scoprirà la pancia, o le caviglie, o qualcos’altro, come i pantaloni idioti volutamente troppo larghi e che devi sempre tirare su. La moda è un gusto in qualche modo indotto e imposto da catene industriali che sembrano guardarsi in cagnesco facendosi concorrenza, ma tutto sommato, alla fine, decidono semplicemente di farsi l’occhiolino tenendo alti i prezzi, così alla fine a pagare troppo roba scadente sono i clienti, non certo il loro profitto.
Già, La moda passa, lo stile resta, diceva Coco.
Gabrielle Chanel, a Longchamp, le cronache del primo novecento la descrivevano unica, così diversa mentre camminava fra signore bell’epoque vestite di cappelli enormi, piume, colori sgargianti, busti e pizzi smisurati.
Unica, Gabrielle, così mingherlina, minuta, e assolutamente fuori schema. Vestita di uno scuro essenziale.
La storia poi ha mostrato che le signore sgargianti erano la moda in procinto di estinguersi. Coco Chanel, invece, era lo stile del secolo nuovo.
E oggi, nel terzo millennio, lo stile, dov’è?
Non certo nelle Longchamp dell’impero commerciale globalizzato, che non fanno  differenze e, ancor più grave, sotto sotto neanche lasciano spazio alle differenze degli altri.
No, lo stile non è lì. Quelle sono potenze commerciali, nient’altro, e proprio come disse Coco “quelli che creano sono rari, quelli che non creano invece sono molto di più, e per questo sono i più forti.”
Le grandi catene  oggi non creano l’idea. La massificano, la mercificano e questo non è stile, è un’altra cosa.
E dunque, oggi, chi sa creare uno stile nel vestire? Chi, oggi, può ancora lasciare spazio all’interpretazione personale, alla fantasia, al gusto del tutto personale?
La risposta è d’obbligo, il piccolo commercio. I piccoli negozi di abbigliamento, quelli che ancora resistono, sono le Coco Chanel del nostro tempo, in lotta nella loro debolezza economica ed essenzialità, con l’assordare e il frastuono delle grandi catene commerciali
“Per essere insostituibili bisogna essere unici. L’ha detto ancora Gabrielle Coco Chanel.
Essere unici.
Unico, come il commerciante che sceglie e in qualche modo riesce a  resistere, anzi, ad investire. Si tratta solo di farli conoscere (e a questo dovrebbero servire i mezzi di comunicazione). Noi faremo il possibile per raccontare i commercianti che sanno resistere, perché è giusto affermare che in questa Italia da Grande Fratello uno stile continua ad esistere, e a resistere. E’ giusto dire che qui da noi, , come è successo sempre per le nostre culture, non tutto è moda, cioè non tutto, è roba destinata a passare.