Cesano M.: il palazzo Arese Borromeo ospita i tesori dell'Imperatore Qin

Si inaugura alle 11.45 di domenica 21 aprile a palazzo Arese Borromeo la mostra “I tesori dell'Imperatore Qin”, che resterà aperta ad ingresso libero sino a domenica 12 maggio il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Saranno esposti quattro pezzi provenienti da una collezione privata – rispettivamente una biga in bronzo, un cavallo e due guerrieri – riproduzioni dell'esercito di terracotta dell'imperatore Qin Shi Huang, che fu inserito nel 1987 insieme al mausoleo di cui f...

Si inaugura alle 11.45 di domenica 21 aprile a palazzo Arese Borromeo la mostra “I tesori dell'Imperatore Qin”, che resterà aperta ad ingresso libero sino a domenica 12 maggio il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Saranno esposti quattro pezzi provenienti da una collezione privata – rispettivamente una biga in bronzo, un cavallo e due guerrieri – riproduzioni dell'esercito di terracotta dell'imperatore Qin Shi Huang, che fu inserito nel 1987 insieme al mausoleo di cui fa parte nell'elenco dei patrimoni dell'Umanità e dell'Unesco. L'esercito di terracotta da cui provengono i reperti è l'ultima delle meraviglie dell'impero cinese, al pari della Grande Muraglia e della Città Proibita - il Palazzo Imperiale delle dinastie Ming e Qing nel centro di Pechino -. L'esercito di terracotta, scoperto per caso nel 1974 da un contadino di Xi'an mentre scavava un pozzo per l'irrigazione dei campi, nella provincia di Shaaxi nel centro della Cina, costituisce uno dei più grandi impianti funerari del mondo, paragonabile per imponenza solo a quelli dell'antico Egitto. Ad oggi sono stati riportati alla luce 100 carri in legno, 500 guerrieri e 100 cavalli in terracotta, oltre a statue di servitori, mandarini, concubine e oggetti di vita quotidiana come utensili e vasi, di un complesso che si stima possa comprendere tra i 6.000 e gli 8.000 soggetti - tanti quanti erano i componenti dell'esercito dell'imperatore, vestiti con corazze in pietra e muniti di armi -. L’area interessata si aggira sui 56.000 metri quadri. Si tratta di una replica fedele dell'armata che aveva unificato la Cina sotto l'imperatore Qin (o “Ch’in”, da cui deriverebbe il nome “Cina”), che il monarca assoluto avevo voluto lo accompagnasse nell'aldilà. Secondo lo storico cinese Sima Quian - nato un secolo dopo la costruzione del mausoleo – per la sua realizzazione furono impiegati 700.000 prigionieri nel corso di dieci anni di lavoro. Le statue di terracotta che compongono l’esercito colpiscono per il realismo ed i particolari di ciascuna. La tecnica usata per la loro realizzazione consisteva nel compattare cerchi di argilla in modo da creare un tubo (il torace), che veniva completato con l'aggiunta di gambe e braccia. La struttura veniva quindi ricoperta di blocchetti di argilla per la composizione delle uniformi e, successivamente, decorata. Il volto veniva plasmato con decine di stampi, ciascuno diverso dall’altro. Lo scultore aggiungeva in seguito i dettagli, scegliendo tra una gamma di acconciature, orecchie, sopracciglia, baffi, barbe e ornamenti. Ogni statua rappresenta insomma un “unicum”, così come unico era ogni guerriero dell’esercito imperiale. Dalle posizioni delle mani e del corpo delle statue, si possono immaginare le tecniche di combattimento di fanti, alabardieri, arcieri e balestrieri, anche se purtroppo molte delle armi risultano oggi trafugate. Si trattava di un esercito “di terra”: all’epoca dell’imperatore Qin – tre secoli prima di Cristo - si combatteva soprattutto a piedi; i carri ed i cavalli servivano per dirigere i movimenti della fanteria. La cavalleria fu infatti introdotta come parte attiva delle battaglie solo più tardi, quando si trattò di affrontare i guerrieri nomadi provenienti dal nord che in battaglia utilizzavano appunto i cavalli. Fu anzi lo stesso imperatore Qin che, per arginare le scorribande dei guerrieri mongoli, diede inizio alla costruzione della Grande Muraglia. I guerrieri esposti a Cesano saranno collocati in due sale affacciate sul parco, accanto al ninfeo. "Si tratterà di una mostra in grado di coinvolgere emotivamente il visitatore - commenta

Celestino Oltolini, assessore alla Cultura - e rappresenta un’altra tappa importante all’interno del percorso di valorizzazione degli spazi espositivi di palazzo Arese Borromeo. Sarà l’occasione per approfondire e apprezzare la conoscenza di una civiltà antica e lontana”.