Garanzia Giovani: 53.300 persone inserite nel mondo del lavoro

Il dato da solo dice già molto: 53.300 persone inserite nel mondo del lavoro. Ma, se completato dalla percentuale, diventa estremamente significativo: si tratta dell'88 per cento di coloro che hanno partecipato al progetto Garanzia Giovani in Lombardia. La media nazionale è del 50 per cento

"Il programma Garanzia Giovani, che offre misure di politiche attive per giovani dai 15 ai 29 anni, nella nostra regione è un successo: tutte le iscrizioni al programma prese in carico hanno avuto un riscontro concreto attraverso l'attivazione di un percorso formativo professionalizzante o con un offerta lavorativa vera e propria". Queste le parole di Massimo Garavaglia, assessore all'Economia, Crescita e Semplificazione di Regione Lombardia a commento dello studio online di Lombardia Speciale.

"La media nazionale, per quanto riguarda il rapporto presi in carico / attivazione di un politica attiva si ferma al 50%, contro il nostro 100%, dato unico in Italia. Ma soprattutto, degli oltre 60 mila presi in carico, 53.300 giovani sono stati inseriti nel mondo del lavoro, ben l'88%. Regione Lombardia ha stanziato con questo strumento 52 milioni di euro, oltre il 30% dell'intera dotazione finanziaria nazionale. Il lavoro dell'Assessore Aprea, che ha curato la realizzazione del programma, e di tutta Regione Lombardia - spiega Garavaglia - è stato incentrato sulla necessità di creare un sistema di operatori pubblici e privati che cooperino per facilitare l'inserimento nel mondo del lavoro, sull'attenzione alla persona e sul ricorso ai costi standard: abbiamo così garantito qualità, efficienza e, cosa che più interessa ai nostri giovani, risultati concreti".
 
"I 53.300 giovani inseriti nel mondo del lavoro sono un ottimo risultato, ottenuto perché le politiche attive in Lombardia sono gestite dalla Regione. Se fossero state gestito dallo Stato, come previsto dalla riforma costituzionale, secondo voi si sarebbero ottenuti gli stessi risultati? Un motivo in più, questo - conclude Garavaglia - per dire no al referendum costituzionale di ottobre, affinché la Regione possa continuare a garantire questi servizi d'eccellenza, che, dati alla mano, quando sono gestiti dallo Stato costano molto di più, con risultati più scarsi".


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