Lentate: Giornate del Fai, la città si mette in mostra

Sabato 21 e domenica 22 marzo il Fai (Fondo ambiente italiano) apre le porte di tantissimi luoghi d'arte e natura in tutta Italia, normalmente chiusi al pubblico, grazie all'impegno dei volontari, degli apprendisti ciceroni e delle delegazioni e alla collaborazione con enti pubblici e privati. La delegazione Fai brianzola propone a Monza, Lentate sul Seveso e Vimercate l’apertura di 7 straordinari Beni in collaborazione con i Comuni di Monza, Lentate sul Seveso, Vimercate, la Prefettura ...

Sabato 21 e domenica 22 marzo il Fai (Fondo ambiente italiano) apre le porte di tantissimi luoghi d'arte e natura in tutta Italia, normalmente chiusi al pubblico, grazie all'impegno dei volontari, degli apprendisti ciceroni e delle delegazioni e alla collaborazione con enti pubblici e privati. La delegazione Fai brianzola propone a Monza, Lentate sul Seveso e Vimercate l’apertura di 7 straordinari Beni in collaborazione con i Comuni di Monza, Lentate sul Seveso, Vimercate, la Prefettura di Monza e della Brianza, la Provincia di Monza e Brianza. La manifestazione, alla sua 23ª edizione, quest’anno offrirà la possibilità ai visitatori di scoprire aree industriali dismesse, ville storiche, palazzi di rappresentanza, chiese, spazi della città pubblica. A Lentate sul Seveso la delegazione aprirà l’ex area industriale della Tessitura Schiatti, famosa nel mondo per la produzione di velluti, in collaborazione con gli ex dipendenti, disegnatori, responsabili della tessitura, della tintoria, l’ex direttore che saranno i narratori dell’affascinante percorso di scoperta. Sarà aperto anche l’Oratorio di Santo Stefano, grazie al supporto dell’ Associazione Amici dell’Arte, meravigliosa cappella gentilizia del 1369 che contiene il più importante ciclo di affreschi dedicati alla vita del Santo. Entrambi i beni saranno visitabili nelle giornate di sabato e domenica dalle 10 alle 18.

2 commenti

Daniela Freguia :
L’ex area Schiatti, grazie alla Giornata FAI di Primavera, sarà aperta al pubblico per visite guidate, dalle ore 10 alle 18 dei giorni 21 e 22 Marzo. Entrata a contributo libero. Che occasione da non perdere! Direi, un’opportunità assoluta, soprattutto per le nuove leve, che forse non conoscono a fondo cosa abbia significato quel grande complesso nella vita dei lentatesi. Esistevano a Lentate anche altre realtà lavorative, ma la Schiatti non era seconda a nessuna: era il simbolo del lavoro sicuro, quindi del benessere cittadino. E’ stato soprattutto questo complesso a rendere Lentate sul Seveso un paese industrializzato, atto a divenire richiamo da “terra promessa” per molte famiglie che immigravano da altri paesi italiani, non per avventura, ma alla ricerca di lavoro. Anno 1953: Ricordo i brividi e lo stupore di bambina, catapultata a Lentate dalla campagna del basso Piave, nel sentire le prime volte il potente doppio suono della sirena mattutina, al cui richiamo una miriade di persone, un insieme di uomini e donne, chi a piedi, chi in bicicletta, si dirigeva verso il cancello che apriva in via Matteotti, poco prima della vecchia portineria. (Solo in seguito sarebbe sorta la nuova portineria, con annesso il cancello d’entrata alla fabbrica dalla via Garibaldi). Tanto movimento, tanto brusio, poi il cancello si chiudeva alle spalle degli operai ed era silenzio, come se quel gigante di cemento li avesse divorati tutti. Invece, a mezzogiorno, tutto si ripeteva all’inverso, con in più il ritiro del pentolino di minestra calda dalla mensa, cui si accedeva dalla porticina che dà sulla via Cesare Battisti. (Merita di essere ricordato: era il signor Toppi, persona gentile e sempre sorridente a gestire, non so a quale titolo, la mensa). All’esterno della portineria, su una lucida targa si poteva leggere : ” Enrico- Angelo, Fratelli Schiatti, tessitura meccanica e jacquard”. Spesso si poteva vedere il Signor Angelo Schiatti, sguardo severo di persona matura, ma non altezzosa, varcare quella soglia, sempre a cavallo della sua bicicletta. “Buongiorno Sciur Angelo”, così lo omaggiavano i concittadini e lui rispondeva al saluto. Credo di non aver sentito mai nessuno chiamarlo Signor Schiatti. Le Guide organizzate dal FAI, non si limiteranno a mostrare i muri, ma sveleranno ai visitatori lo svolgersi dei complessi lavori all’interno dei vari reparti della fabbrica. Mi ripeto: un’occasione da non perdere. Dania- Daniela Freguia | martedì 05 maggio 2015 12:00 Rispondi
Daniela Freguia :
(Prendo spunto da Paulo Coelho per esprimere il mio stato d’animo) SULLE ROVINE DELLA EX SCHIATTI, QUEST’OGGI, FORTEMENTE DELUSA E INDIGNATA, MI SON SEDUTA E HO PIANTO… Nessuno ha il dovere di vigilare sui miei ricordi e sui miei sogni, ma tutti hanno l’obbligo di non calpestarli. Mi sono sentita offesa e presa in giro, quest’oggi: qualcuno se ne deve prendere la responsabilità e darmene conto. Dopo aver letto sul sito del Comune la notizia che il FAI, a Lentate, avrebbe aperto al pubblico l’EX AREA SCHIATTI, avevo dato sfogo a tutto il mio entusiasmo per l’avvenimento, su Qui-Brianza che la riproponeva, postando un commento dove testimoniavo, per quanto è di mia conoscenza, l’importanza che tale struttura aveva ai miei tempi, e ha avuto anche in seguito, nella vita di Lentate. Un’area dismessa, non occorre essere dei tecnici per sapere che non è “operativa”. Nessuno può aspettarsi di trovarla intatta, come se il tempo si fosse fermato. Ma quando si dicono cose, come quelle dell’invito: “A Lentate sul Seveso la delegazione aprirà l’ex area industriale della Tessitura Schiatti, famosa nel mondo per la produzione di velluti, in collaborazione con gli ex dipendenti, disegnatori, responsabili della tessitura, della tintoria, l’ex direttore che saranno i narratori dell’affascinante percorso di scoperta…” qualcosa di almeno somigliante lo si deve presentare. Non si può proporre, dietro prenotazione, una visita guidata da ex personale responsabile, ben informato sull’attività svolta nella struttura, in un percorso di una durata di circa 40 minuti, per poi far entrare a stuoli casuali i visitatori e farli soffermare, giusto giusto a quattro passi dalla porta ad ascoltare una Volontaria che, per quanto gentile e capace di raccontare una storia, è così disinformata sulle tecniche di tessitura da far pensare che un telaio vero, nel corso della sua vita, deve non averlo visto mai. Non si può prospettare un affascinante percorso di scoperta e poi far trovare nient’altro che una struttura fatiscente, colma di detriti, immondizia e … desolazione… …Hanno rubato tutto… Ma chi, ma quando? …Guardate la copertura: i finestroni servivano per far entrare la luce occorrente per seguire bene lo scorrere dei fili sui telai… Dove si trovava la tintoria? …Di là. E guardate, (mostrando una vecchia foto rimasta esposta da chissà quanto!) c’erano anche due caldaie, servivano per mantenere la giusta umidità perché non si tagliassero i fili nel corso della tessitura… …Qui erano specializzato in velluto. Che poi lo adoperavano anche per ornare i mobili in stile… ( Non diciamoglielo: Il mio copriletto, blu elettrico, quello di riguardo, è in raso ed è stato tessuto dalla Schiatti) CHE DELUSIONE LA MIA. Ovunque sorgono musei. LENTATE E’ VISSUTA DI SCHIATTI, e al suo ricordo rimane solo desolazione. E Visto come stanno le cose, temo che fra qualche anno non vi sarà più neanche quella. Nel mio commento su Qui Brianza consigliavo la visita alle nuove leve: arrivo tardi. Speriamo che, a casa, loro, le nonne sappiano far di meglio. Daniela Freguia | martedì 05 maggio 2015 12:00 Rispondi