Meda, Sinistra e Ambiente dice no a Pedemontana

L'autostrada Pedemontana non s'ha da fare. Lo dice a gran voce il gruppo consiliare di Sinistra e Ambiente che invita tutti alla manifestazione in programma domenica 30 settembre a Desio a partire dalle 14. Una protesta promossa dal Comitato Beni Comuni che, figlio del Comitato per l’Acqua Pubblica (quello del referendum dello scorso anno), sta raccogliendo sempre più composite e numerose adesioni di associazioni, gruppi e comitati che si ritroveranno insieme sotto questo denominatore co...

L'autostrada Pedemontana non s'ha da fare. Lo dice a gran voce il gruppo consiliare di Sinistra e Ambiente che invita tutti alla manifestazione in programma domenica 30 settembre a Desio a partire dalle 14. Una protesta promossa dal Comitato Beni Comuni che, figlio del Comitato per l’Acqua Pubblica (quello del referendum dello scorso anno), sta raccogliendo sempre più composite e numerose adesioni di associazioni, gruppi e comitati che si ritroveranno insieme sotto questo denominatore comune. "In uno dei maggiori periodi di crisi economica del nostro Paese - spiegano i referenti di Sinistra e Ambiente - , in un’Italia completamente cambiata rispetto agli anni del boom economico in cui l’opera è stata concepita, questo progetto non risolverà i problemi legati alla mobilità, mentre sicuramente devasterà ulteriormente il nord Milano consumando ulteriore preziosissimo suolo dove invece la tendenza dovrebbe essere quella opposta. Aderiamo quindi con principi concreti che hanno caratterizzato le nostre proposte e il nostro costante lavoro sul territorio e perché vogliamo continuare con maggiore forza le nostre battaglie che hanno contribuito a rendere l’opera meno impattante di quanto non sarebbe stata, senza il nostro impegno continuo ed attento". Queste le motivazioni che spingono il gruppo consiliare ad aderire alla manifestazione "No Pedemontana": 1. Perché vogliamo continuare a dire con chiarezza a Regione Lombardia e ad Autostrada Pedemontana Lombarda, che le compensazioni ambientali che abbiamo difeso, seppure assolutamente insufficienti, devono essere non solo realizzate ma ampliate ancora ed ancora, perché già ora – anche senza questa autostrada – sono necessarie, visto l’alto grado di urbanizzazione dell’area pedemontana. 2. Perché vogliamo che Regione Lombardia realizzi un Piano d’Area per Autostrada Pedemontana con un unico articolo: “nessuna nuova costruzione dovrà essere costruita lungo l’asse di Pedemontana”. Altrimenti il paesaggio della Milano-Venezia da evocazione e spauracchio usato strumentalmente da alcuni politici, si trasformerà in realtà. Anche perché, a parte alcune isolate e recenti eccezioni, se lasciato ai nostri Sindaci il nostro territorio sarà svenduto per rimpinguare temporaneamente le casse comunali incassando gli oneri di queste inutili nuovi edifici che per lo più rimarranno sfitti, quando invece è dal suolo che dà nutrimento ed energia che si deve ripartire per rimettere in moto questo paese. 3. Perché vogliamo che questo nuovo rinascimento ambientale parta proprio dal coinvolgimento dei territori e degli attori sociali che, come i gruppi del nostro coordinamento, si impegnano per e in esso in un ottica di rete sovralocale, che aspirano a guidare e a suggerire nuove forme sostenibili di governo del territorio basati su pochi ma chiari capisaldi: no al consumo di suolo, si alla fruizione degli spazi aperti anche con nuove forme di imprenditoria agricola che vedano insieme fra loro produttori e consumatori locali; no alla distruzione selvaggia del paesaggio urbano antico residuo, si all’efficienza energetica e al recupero delle aree dismesse anche agevolando nuove politiche dell’abitare nonché la loro restituzione per un uso a verde pubblico; no alla riduzione degli spazi aperti, si alla creazione di nuovi parchi regionali nella Brianza Centrale, nel Vimercatese e nella Brughiera Briantea e all'estensione dei parchi regionali esistenti (Groane, Valle del Lambro e Adda Nord) che porti ad una federazione dei parchi regionali e dei PLIS lombardi che realizzi concretamente e non solo sulla carta, la rete ecologica regionale in un ottica di un nuovo patto sociale e di nuova fruizione consapevole e corresponsabile da parte delle comunità locali. 4. Perché vogliamo tutelare gli ultimi boschi pedemontani come il Bosco della Moronera, i boschi di Arcore ed, in particolare, salvare definitivamente il Bosco delle Querce di Seveso – monumento e sacrario mondiale della tragedia sociale ed ambientale legata alla diossina fuoriuscita dall’Icmesa nel 1976 – dallo sbancamento che provocherà la costruzione di Pedemontana, in barba alle prescrizioni del Cipe. Perché se il nostro impegno, anche tramite un legale, ha avuto come effetto la forte riduzione degli ettari sbancati dall’opera, non lo ha certo definitivamente scongiurato, e questo è un grave scandalo per l’Italia. Dopo aver infatti speso milioni di euro (e prima di lire) nella sua bonifica, ora svende (grazie all’ennesima legge regionale deroga) questo monumento vegetale, che era inedificabile, perché d’inciampo al “progresso”. 5. Perchè non vogliamo che la tratta B2, colpita nel 1976 dalla nube tossica dell’Icmesa, venga nuovamente sconvolta con scavi all’interno delle ex aree A e B che, come testimoniato dai prelievi Certificati da Arpa eseguiti nell’aprile/giugno 2008, mostrano ancora una consistente presenza di diossina. Evidenziamo quindi la nostra preoccupazione derivante dal fatto che l’attuale progetto definitivo, ancora non ottempera alle vincolanti prescrizioni del Cipe e sul fatto che ci paiono sottovalutati i pericoli che possono derivare dalla movimentazione di terreno ancora contaminato da Tcdd (diossina), nonché di altri terreni su cui il tracciato insiste dove nel tempo si sono evidenziate la presenza di discariche di rifiuti (talune delle quali abusive) che non ci capisce come si vogliano affrontare in un’ottica di trasparente tutela della salute pubblica. 6. Perché si prendano subito provvedimenti radicali e innovativi in materia di infrastrutture. Se ci sono soldi, questi dovrebbero essere spesi per costruire – ora e subito – quelle infrastrutture come ad esempio il trasporto su ferro (Pedemontana ferroviaria) e l'interscambio ferro-gomma che permettano di mantenere stili di vita dignitosi in situazioni critiche: quindi occorrerebbe impegnarsi a migliorare il trasporto pubblico rendendo meno appetibile la macchina privata realizzando sistemi accessori di viabilità lenta (piste ciclabili); 7. Perché in un momento di crisi economica come questo, tagliare o ridimensionare le grandi opere inutili è fondamentale, ed è fondamentale reinvestire questi fondi in tante piccole opere utili a questo paese ed alla sua economia capillare e diffusa che nella green economy sta vedendo uno dei pochi settori con segno positivo.