Seveso, basket: Unipol Briantea 84, l'appetito vien mangiando

È iniziata la settimana della lunga attesa. Il tempo scorre lento, quasi sospeso, ma l’elettricità si respira insieme all’aria. Impossibile che sia diverso: oggi, sabato 18 maggio (ore 20.30 a Seveso), la Unipol avrà tra le mani il pallone più bollente, quello che vale lo scudetto 2013. Era un’eventualità non contemplata, quella di vincere a Roma gara1 (58-64) e portarsi avanti nella serie (al meglio delle 3 partite). Invece, al di là di ogni pronostico e probabilmente anche di molti sogni se...

È iniziata la settimana della lunga attesa. Il tempo scorre lento, quasi sospeso, ma l’elettricità si respira insieme all’aria. Impossibile che sia diverso: oggi, sabato 18 maggio (ore 20.30 a Seveso), la Unipol avrà tra le mani il pallone più bollente, quello che vale lo scudetto 2013. Era un’eventualità non contemplata, quella di vincere a Roma gara1 (58-64) e portarsi avanti nella serie (al meglio delle 3 partite). Invece, al di là di ogni pronostico e probabilmente anche di molti sogni segreti, il quintetto brianzolo ha compiuto la sua impresa, l’ennesima di una stagione che – se anche finisse qui – entrerebbe già di diritto negli annali della società, per trofei vinti ma anche per il bel gioco mostrato sulla scena italiana e internazionale. Ora è il momento della cautela, condita con molta determinazione e un pizzico di irriverenza. Ingredienti indispensabili in chi non si vuole accontentare ma a questo punto vuole sbancare il banco. Il “grande slam” è a portata di mano. Anche se molti non vogliono neppure pronunciare la parola fatidica, come il presidente

Alfredo Marson. “Dall’ultima finale scudetto è passato troppo tempo, ho fatto fatica anche a ricordarmi quando è successo - ammette il presidente di Briantea84, i cui unici due scudetti risalgono alle stagioni d’oro del 1991-1992 -. In questi venti anni è successo di tutto, abbiamo preso solenni sportellate in faccia, grosse delusioni con squadre costruite per vincere. Poi abbiamo raso al suolo tutto, intorno al 2005, e siamo ripartiti dalla base, dai giovani. Abbiamo fatto un passo dopo l’altro, con umiltà e voglia di crescere. Obiettivamente oggi siamo società diversa e anche questa squadra ne è l’espressione: vederla giocare mi emoziona, sono tutti ragazzi con grande tenacia, una passione che contagia. “Questa stagione è già andata oltre le mie aspettative – ha aggiunto Marson – quando abbiamo costruito questo gruppo non pensavamo certo di arrivare a giocarci la finale scudetto. Ora che siamo qui però, sognare è più che lecito. Non voglio fare i conti senza l’oste: Roma è una corazzata, non dimentichiamo mai. Bisogna essere molto prudenti, non volare troppo alto. Non voglio sentire parlare di scudetto, sono scaramantico. Se scopro che qualcuno pensa già di fare le magliette celebrative per sabato, lo potrei strozzare: tutte le volte che l’abbiamo fatto ci ha portato male. Dobbiamo solo pensare a giocare bene. Tutto il resto si vedrà”. Stessa filosofia del tecnico

Malik Abes, che ha fatto della modestia la carta vincente del suo gruppo: “Abbiamo già fatto una stagione sensazionale e parlo di tutto il settore di basket in carrozzina. Abbiamo ottenuto grandi soddisfazioni, vincere a Roma in un campo finora inviolato è stata una grande emozione. Ci stiamo preparando bene, senza stress. La tensione devono averla i nostri avversari, non noi che siamo avanti nella serie. In più Roma quest’anno nelle finali ha sempre perso: dalla Supercoppa con Sassari alla Coppa Italia contro di noi, e infine la Champions Cup lasciata al Galatasaray. Questo aspetto psicologico non va sottovalutato. Certamente noi ora vogliamo tutto: sarebbe un grande regalo per una società che si prepara a festeggiare i suoi 30 anni di vita. Iniziare la stagione dell’anniversario sull’onda di questi successi è un bel biglietto d’auguri”. È stato spesso l’uomo chiave delle vittorie della Unipol e lui sa bene perché: Ian Sagar, l’inglese che ha scelto l’Italia per toccare il vertice della sua carriera sportiva (e qui resterà per la prossima stagione), spiega qual è il suo segreto. “Il mio allenamento è fatto in modo da garantire una continuità di rendimento, anche quando ho sulle spalle 30’ di gioco. Mentre tutti gli altri hanno un calo fisico naturale, io cerco di arrivare lucido nei momenti clou. È importante essere al top nell’ultimo quarto, quando ci sono i minuti decisivi e ti giochi tutto. Certo non basta questo per vincere contro una squadra come Roma: tenere il passo del Galatasaray, la squadra più forte al mondo, per tre quarti di partita significa avere una grande stoffa. Il giocatore più forte è Matteo Cavagnini: con la palla in mano è devastante, bisogna sempre tenerlo d’occhio perché sa fare cose incredibili e apre spazi per tutti gli altri. Ora il Santa Lucia è sotto nella serie e quindi dobbiamo essere bravi a sfruttare subito l’occasione. Anche perché vincere davanti al nostro pubblico sarebbe fantastico. Giocare in questo palazzetto è sempre emozionante e poi sarebbe un bel regalo per il nostro presidente, che il nostro primo tifoso sfegatato”.