Seveso: il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica in città

Il Movimento 5 Stelle è la lista più votata del territorio. Lo tsunami annunciato da
Beppe Grillo, quello che dovrebbe sconvolgere l’Italia e ristabilire l’ordine, qui ha avuto i suoi primi effetti. Non sono ancora devastanti, visto che si tratta del voto per le elezioni politiche, ma fanno comunque tremare: le elezioni amministrative, quelle che determineranno la scelta del nuovo sindaco della città, sono ormai dietro l’angolo. Tre voti. Sembrano una bazzeccola ma, talvolta...

Il Movimento 5 Stelle è la lista più votata del territorio. Lo tsunami annunciato da

Beppe Grillo, quello che dovrebbe sconvolgere l’Italia e ristabilire l’ordine, qui ha avuto i suoi primi effetti. Non sono ancora devastanti, visto che si tratta del voto per le elezioni politiche, ma fanno comunque tremare: le elezioni amministrative, quelle che determineranno la scelta del nuovo sindaco della città, sono ormai dietro l’angolo. Tre voti. Sembrano una bazzeccola ma, talvolta, possono anche fare la differenza: ne sanno qualcosa i medesi che, dopo il ribaltone e contro ribaltone, hanno ora un sindaco ( Giorgio Taveggia) che secondo il Tribunale amministrativo regionale ha vinto con tre voti di margine sul suo avversario

Gianni Caimi. I tre voti li stanno ora pesando anche i politologi cittadini e i curiosi. Sono quelli che il Movimento 5 Stelle ha avuto di margine nel voto per la Camera dei Deputati nei confronti del Pdl: 3.233 (pari al 23,25%) contro 3.230 (ovvero il 23,23%). Più staccato il Partito Democratico che, quasi 250 voti più indietro (sono 2.989, pari al 21,49%) costituisce la terza forza della città. Al quarto posto la Lega Nord (1.772 preferenze che corrispondono al 12,74%), poi Monti (1.360, ossia il 9,78%). Poi il vuoto: nel senso che nella graduatoria il simbolo successivo è quello di “Fratelli d’Italia” con 307 voti, oltre mille in meno rispetto a Monti, per un 2,21% complessivo di peso politico. Una grande incognita, dunque, sulle elezioni cittadine di maggio. Partiti e politici hanno a disposizione poco meno di 90 giorni: chi per “congelare” il suo elettorato in vista della chiamata alle urne, chi per cercare di aumentare il bottino di voti o studiare alleanze. In ogni caso, mai come stavolta, la partita è più che mai aperta.