Seveso: sopravvive all'incidente sugli sci, dona tutto a Briantea84

Questa storia racconta di un viaggio a Fatima, di un ragazzo che ama incredibilmente lo sport e di come, a volte, il mondo non vada poi così tanto storto come si pensa. Giorgio (nome di fantasia) è un giovane canturino, ha 22 anni, studi in economia a Milano, una laurea che arriverà l’anno prossimo. La sua vita si divide da sempre tra lo studio e lo sport, praticato da quando è piccolo: dal nuoto allo sci, passando anche per il tennis e qualche calcio al pallone. Un anno fa, a Carnevale, Gior...

Questa storia racconta di un viaggio a Fatima, di un ragazzo che ama incredibilmente lo sport e di come, a volte, il mondo non vada poi così tanto storto come si pensa. Giorgio (nome di fantasia) è un giovane canturino, ha 22 anni, studi in economia a Milano, una laurea che arriverà l’anno prossimo. La sua vita si divide da sempre tra lo studio e lo sport, praticato da quando è piccolo: dal nuoto allo sci, passando anche per il tennis e qualche calcio al pallone. Un anno fa, a Carnevale, Giorgio è in Alto Adige a sciare con gli amici. La giornata è ventosa ma la neve è buona sotto le lame, e le piste tutte praticabili. All’improvviso un salto nel vuoto. Un incidente spaventoso che porta Giorgio a rotolare per 40 metri lungo la costa della montagna, tra sassi e alberi, fino a fermarsi miracolosamente su un piccolo terrapieno pianeggiate. I primi minuti sono terrificanti: “Ho aperto gli occhi e non capivo cosa mi fosse successo – racconta il giovane – non sapevo neppure se ero vivo né tantomeno dove fossi. Per qualche lunghissimo secondo ho creduto di non riuscire a muovere nulla. Mi è sembrata un’eternità. Pensavo di essere paralizzato. Poi lentamente le prime forze sono tornate, ho cercato di sollevarmi. Sentivo già in lontananza le pale dell’elicottero che era stato chiamato per me, ma da dov’ero non mi avrebbero mai trovato. Così ho cercato di raccogliere tutte le mie energie e mi sono trascinato in un punto visibile”. Giorgio, dopo quel tragico incidente, è rimasto in ospedale qualche giorno prima di avere la certezza che sì, era stato molto fortunato. Dopo le lunghe terapie di riabilitazione, fatte senza mai perdere un’ora di lezione, ora può dire che da quella giornata di febbraio non solo è sopravvissuto ma ne è uscito praticamente illeso. “Se qualcuno guarda le mie lastre forse sono un po’ bruttine, la colonna vertebrale appare accidentata, ma da fuori non si vede nulla e io sto benissimo. Cosa mi ha dato la forza di rimettermi in piedi in tempi record? La voglia di tornare a fare sport. Non vedevo l’ora, ogni giorno facevo di tutto per potere essere di nuovo in gioco”. Da qui l’idea: non m’interessa il risarcimento che l’assicurazione mi deve per quello che ho passato (alla fine dell’iter burocratico e delle visite dei periti, il premio è stato quantificato in qualche migliaio di euro). Io sono qui, vivo e sano. Come prima. Voglio aiutare gli altri. “Quando ero piccolo mi allenavo sempre nella piscina di Cantù – racconta Giorgio – e nella corsia accanto a me c’erano spesso i ragazzi della Briantea84 e i loro istruttori. Li vedevo sempre, si allenavano tanto come me, mi sembravano davvero dei grandissimi campioni. Ho sempre avuto grande ammirazione per la passione e l’impegno che ci mettevano. Sia loro, sia chi li allenava. Così, dopo quei 5 secondi di paralisi totale in cui ho temuto il peggio e nelle settimane in cui ho fatto le mie cure, mi sono detto che se ne fossi uscito vivo, avrei dato tutto a loro”. Una sera di qualche mese fa, Giorgio torna in piscina. Si avvicina a uno degli istruttori e si presenta. Racconta la sua storia, chiedendo di poter essere messo in contatto con la società, per farsi conoscere e organizzare questa donazione speciale. “Alle dieci di sera mi squilla il telefono – ricorda Alfredo Marson, presidente di Briantea84 -. Ero in macchina, stavo tornando dall’aeroporto dopo un viaggio in Portogallo. Quel giorno, prima di partire, avendo inaspettatamente del tempo libero ero passato dal santuario di Fatima. Una visita anomala, avevo respirato un’aria particolare. Non so perché: con la fede ho un rapporto molto schietto e non sono certo uno che si approfitta di Dio. Non avevo chiesto nulla per me, ma certo se dovevo ricevere una Grazia allora volevo che fosse per la mia società sportiva, che fa sempre grandi numeri sfidando la crisi. Quando ho ascoltato la storia di Giorgio non volevo crederci. Era il miracolo che avevo chiesto. “Il mio stupore e la mia felicità non erano certo per la somma di denaro che avremmo ricevuto – aggiunge Marson – ma per il gesto meraviglioso di questo ragazzo. Credo che possa essere un bell’esempio di speranza e di ottimismo. La provvidenza a volte esiste, così come la generosità di chi rinuncia a qualcosa per sé decidendo di metterlo a disposizione degli altri. Non dimenticherò mai quella sera. Un senso di gioia e gratitudine. Ho voluto conoscere subito Giorgio per stringergli la mano. Credetemi, non importa il quanto ma il come. Questa storia mette energia e ti fa credere che nulla è realmente impossibile”.