Unione Artigiani: "Classificazione rifiuti folle, servono nozioni da Politecnico"

L’Unione Artigiani è categorica nel commentare negativamente l’ entrata in vigore, dal 18 febbraio scorso, della nuova classificazione dei rifiuti introdotta con il decreto Competitività, che nel frattempo il mondo artigiano ha imparato a soprannominare “decreto Recessione”. Con il provvedimento si stabilisce che la classificazione dei rifiuti è effettuata dal produttore assegnando ad essi il competente codice Cer. In pratica, se un rifiuto è classificato come pericoloso ‘assoluto’, è pe...

L’Unione Artigiani è categorica nel commentare negativamente l’ entrata in vigore, dal 18 febbraio scorso, della nuova classificazione dei rifiuti introdotta con il decreto Competitività, che nel frattempo il mondo artigiano ha imparato a soprannominare “decreto Recessione”. Con il provvedimento si stabilisce che la classificazione dei rifiuti è effettuata dal produttore assegnando ad essi il competente codice Cer. In pratica, se un rifiuto è classificato come pericoloso ‘assoluto’, è pericoloso senza alcuna ulteriore specificazione. Se un rifiuto è classificato come non pericoloso ‘assoluto’, è non pericoloso senza ulteriore specificazione. “I problemi sorgono quando un rifiuto è classificato con codici speculari – spiegano gli esperti dell’ufficio Economico dell’Unione Artigiani -, uno pericoloso ed uno non pericoloso: per stabilire se il rifiuto è pericoloso o non lo è, debbono essere determinate le proprietà di pericolo che possiede. Insomma, anche un modesto produttore di rifiuti, dal parrucchiere al carrozziere, rischia di dover studiare nozioni da Politecnico per riuscire a classificare correttamente i propri rifiuti”. In più, quando le sostanze presenti in un rifiuto non sono note o non sono o non possono essere determinate, il rifiuto si classifica automaticamente come pericoloso. Circostanza che moltiplicherà, in molti casi inutilmente, il numero dei cosiddetti rifiuti pericolosi, facendo impennare i costi di gestione e smaltimento per le imprese. "Dunque - commenta il segretario generale dell'Unione Artigiani,

Marco Accornero - sono diventati pericolosi a mero titolo presuntivo parecchi rifiuti che prima non erano considerati tali, del tutto simili a quelli prodotti dai privati cittadini e smaltiti con la raccolta urbana, con pesanti conseguenze sanzionatorie e gestionali per i gestori e i produttori, soprattutto per quelle realtà di piccole dimensioni come gli artigiani. Infatti tali rifiuti non potranno più essere gestiti negli stessi impianti che fino a ieri li hanno gestiti. Il sistema nazionale e con esso le strutture locali di smaltimento e recupero rischiano il collasso. Per non parlare dell'impennata nei costi di gestione e smaltimento che si porranno a carico delle esangui casse delle imprese." "La nuova classificazione - conclude Accornero - è peraltro in contrasto con le regole europee (Regolamento 1357/2014 e Decisione 955/2014) che entreranno in vigore il 1° giugno 2015. Per correggere la disposizione, erano stati presentati parecchi emendamenti al decreto Milleproroghe, però bocciati dalla commissione Affari costituzionali della Camera. Il 6 agosto 2014 era stato approvato un ordine del giorno dai deputati che impegnava il Governo a pubblicare una circolare esplicativa, che però non è mai arrivata. Insomma, non possiamo che fare appello al Governo affinché ci si renda conto dell'aggravamento della situazione, che rischia di accentuare ancor di più la già precaria salute di tante aziende, provvedendo a delle deroghe e ad esonerare del tutto i piccoli produttori di rifiuti. Tra pochi mesi poi arriverà la legge comunitaria e questo provvedimento rischia di passare come l’ennesimo, inutile, accanimento contro le attività produttive di dimensioni piccole e medie.”