Brianza, il paradiso di Milano

Villa Bagatti Valsecchi, a Varedo, oggi illustrata da Fabrizio Delmati, può essere simbolo di tanta Brianza, testimone di un passato di bellezza e un presente malinconico, di abbandono, nonostante le buone volontà, la passione e i sacrifici che la fanno sopravvivere

Il lusso, l’opulenza ma anche l’invarianza di una città opprimente. 

Se la ricchezza metropolitana meneghina voleva guardare un angolo di cielo, doveva rivolgersi al Nord. Lì, dove, in un orizzonte non ancora fuso dallo smog, lo sguardo e l’attenzione accarezzavano la Brianza: terre verdi, rughe e foreste, cascine, spazi di caccia, frescura e delizia. 

Così, dal seicento, la Brianza divenne terra di approdo e agio. Il barocco, il settecento, e ancor più l’ottocento, cambiarono il paesaggio seminando architetture spettacolari e,  per i brianzoli, anche un modo nuovo per trovare sostentamento.

Ai campi di Varedo, a fine 800, guardarono i Bagatti Valsecchi, nella generazione di Giuseppe e Fausto, famiglia nobile di architetti, reduci dalla ristrutturazione (e dalle speculazioni) della ricostruzione del Castello Sforzesco e dallo smantellamento del Lazzaretto. 

Varedo, allora, era comune agricolo poco più in là delle porte e dei dazi.
Il luogo giusto per appoggiare la ricchezza, il prestigio, e le visioni di una famiglia potente. 

Nacque la Villa. Fu costruita in stile eclettico, rigenerando una precedente struttura agricola. 

I fratelli Bagatti Valsecchi presero una fetta enorme di territorio, e lo plasmarono alla loro visione. Innanzitutto tracciarono il viale di ingresso, un’opera monumentale, che tracciò una nuova via che partiva da Paderno Dugnano. 
Poi, fecero i giardini, e la monumentale abitazione abbracciando la tendenza  arrogante ma anche meravigliosa di mischiare  tutte le concezioni di bellezza delle varie epoche, costruendo uno "stile nuovo", eclettico, appunto. 

Ebbene, la bellezza nata allora, in quell'ampio angolo di Brianza, è ancora sensazione presente, a visitarlo. 

Bella è l’ombra sontuosa che ancora si coglie guardando la Villa ma bella è anche la patina di abbandono che la svvolge, lo stesso drammatico che rende la struttura in drammatica attesa di attenzioni pubbliche indispensabili per tenerla almeno in piedi. 

La Villa Bagatti Valsecchi, oggi, si regge solo su buone volontà. Sulla passione e la follia delle persone della Fondazione che la governa, e dell’associazione dei Volontari, che con la fatica di pochi mantengono vivo quello che vediamo, ma non possono fare l'impossibile, cioè fermare un depauperamento inesorabile e violento. 

Ecco, ci sarebbe tanto da descrivere: il giardino, le stanze, la ghiacciaia, i i luoghi della servitù, il chiostrino, o quel che resta del Lazzaretto di Milano, ma stavolta lasciamo solo le immagin di un patrimonio  abbandonato, di uno sfarzo passato.

Accanto, mettiamo anche  le foto di un evento andato,  Expo Arte Italiana di Sgarbi. il luogo  dell'arte contemporanea di Milano Expo, che ha reso vitale la Villa per qualche mese. ExpoArte, un lusso passato e andato via, lasciando il silenzio che c’era prima. E, lasciando di nuovo sole le passioni che c’erano. 

Ecco, lasciamo anche noi le immagini di un silenzio. Domande, amarezza, malinconia. Un silenzio che potrebbe essere uno stimolo in più per visitare la Villa, informarsi e magari trovare la voglia di dare una mano.

Questo è il sito della fondazione:
 www.villabagattivalsecchi.it.

La Villa Bagatti Valsecchi sta là, a Varedo. Bella e antica, "essa" sta là, come una parola che non si usa più. Come la nostra storia. E la nostra memoria.


cc 


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