Seveso, Clemente Galbiati sostiene la famiglia

Famiglia, cardine della società e argomento che quest'anno tiene banco. Anche in attesa della visita nella nostra del Papa nella nostra diocesi. Pubblichiamo un intervento di Clemente Galbiati, sindaco della nostra città dal 1998 al 2008, che ha voluto offrire il suo contributo al dibattito. Non sono le sterili polemiche sul mattone o il cemento che determinano un giusto e ragionevole approccio allo sviluppo di una città. Innanzitutto serve una conoscenza di come e p...

Famiglia, cardine della società e argomento che quest'anno tiene banco. Anche in attesa della visita nella nostra del Papa nella nostra diocesi. Pubblichiamo un intervento di Clemente Galbiati, sindaco della nostra città dal 1998 al 2008, che ha voluto offrire il suo contributo al dibattito. Non sono le sterili polemiche sul mattone o il cemento che determinano un giusto e ragionevole approccio allo sviluppo di una città. Innanzitutto serve una conoscenza di come e perché dopo il 1945, il territorio si è trasformato a macchia d’olio al fine di permettere ai suoi abitanti di oggi, che non abitano sotto le tende ma in abitazioni decorose, di poter esprimere un giudizio reale e cosciente, su dati oggettivi. Facciamo conoscere come e perché tutti i comuni a nord di Milano si sono “ saldati “ l’un l’altro e perché l’immigrazione con il lavoro nelle grandi fabbriche e nelle tantissime botteghe hanno condizionato il nostro modello di sviluppo. Facciamo sapere dove e quando si è costruito negli alvei dei torrenti Seveso e Certesa là, dove il tempo, aveva creato naturali polmoni di contenimento delle acque alluvionali evitando la tracimazione sulle abitazioni circostanti. Solo con un atteggiamento serio e cosciente si può giudicare il proprio operato e quello degli altri. Non ho dimenticato chi sollecitava il permesso a costruire la propria casa o il proprio capannone e una volta entratovi, si faceva paladino del basta cemento, quello degli altri. Oppure di quella persona che metteva lenzuola dappertutto contro il mattone e che aveva costruito, sapendolo, la villa nell’alveo del Certesa. Giudicare è molto arduo: bisogna togliere la trave dal proprio occhio poi… Ma allora dove sta la questione? Sta nelle nuove famiglie che sono il nucleo fondamentale della società e sono la continuità e lo sviluppo nel tempo delle città. Le nuove famiglie, quelle del dopoguerra, del dopo-diossina, quelle di oggi che accrescono il benessere del tessuto sociale, quello civico e quello delle parrocchie. Partono da un bisogno primario: la casa, dove già sono i genitori, parenti o amici e il lavoro. Chi può dire che si stesse meglio nel 1953 quando con i miei genitori venni ad abitare a Seveso sull’angolo di via Cascina Rossa? Tra la ferrovia e Baruccana c’erano la cascina Margherita e la cascina Rossa, quella dei Bellingeri e poche case, il cimitero e niente altro. Voglio dire che in assenza di nuove famiglie il tessuto sociale fatto di cultura e vita si sbriciola, muore: chiudono le attività commerciali ed artigianali, diminuiscono gli studenti e le classi, chiudono le scuole e si perde irrimediabilmente il lavoro con tutte le conseguenze che tutti noi ben sappiamo. Anche le chiese si svuotano, come ebbe a dimostrare un parroco di un quartiere di Seveso: niente famiglie, niente parrocchiani, niente sacramenti, niente annuncio, niente missione. Mi auguro, per il bene dei sevesini, che si ricominci a dialogare con misura e moderazione, sui bisogni reali e con la consapevolezza che ci aspetta un tempo carico di delicate e coraggiose decisioni.

Clemente Galbiati