Il 25 Aprile a Meda: una storia vera

MEDA - Nel giorno dei cortei e dei discorsi ufficiali proponiamo un 25 Aprile diverso. Un episodio semplice, accaduto in città, lontano dalla guerra, che ci riporta non solo alla liberazione, ma anche a un segno di unità che i gesti, spesso, rappresentano più delle parole.

Negli anni della seconda guerra mondiale, all’Osteria del Gal, in via Como, verso la Cascina Belgora, come in tutte le altre osterie della zona (Ul Ventura, gestito da donna Pasquina, madre di Aurelio Guidi detto Gandulìn, nonna di Johnny Dorelli - Ul Barùgiuin piazza Pazzira e Ul Bacanìn del Danièl in Svìzera), si ritrovavano i pochi uomini non mandati al fronte, i nonni e quelli che erano tornati feriti nel corpo, nella mente e nei sentimenti: un quartìn in quater, un mucìn e se parlava de quant le sarìa finida anca questa stùpida guera, stùpida cumè tutt i guerr … Perché a nessuno piaceva, neanche a quelli che avevano indossato la camicia nera, ma che avevano qualche compagno di scuola che faceva il partigiano.

Meda era anche allora un paese tollerante, non vedeva e non voleva vedere le divisioni tra chi andava alla Messa e chi veniva apostrofato col titolo di ‘mangiapreti’, ma che teneva in bella mostra, con l’immaginetta del Santo Crocifisso, nella sua bottega di intagliatore il rametto d’ulivo benedetto, da bruciare quando arrivava la grandine (la "tempesta").

E così, quando quel mattino del mese di aprile del 1945, alla fermata dell’Eden, dal tram che arrivava da Monza videro scendere due figure conosciute in paese, ma che mancavano da Meda da parecchio tempo - un signore distinto dal portamento elegante che dava la mano alla sua giovane figliola - tutti, senza che venisse proferita parola, si fecero attorno e chi prese la valigia, chi il pacco della fanciulla, chi si offrì quasi di fare da scorta d’onore, e in un silenzio quasi religioso, come di processione, giunsero fino all’Osteria del Gal, in via Como.

Qui il gruppo si sciolse automaticamente, così come si era formato e il signor Leone con la piccola Adele raggiunse la loro casa poco distante. Questa famiglia era sempre stata una di loro, medese, coraggiosa, laboriosa e rispettosa, e ai medesi tutti non importava proprio nulla che avessero al collo la stella di Davide. La vita riprese con il solito ritmo, con la solita voglia di continuare a vivere pacificamente.

Ora, al posto dell’Osteria del gal, ci sono degli anonimi condomini, ma la tappa di questa processione di riconciliazione rimarrà nella memoria della storia medese, perchè l’unità di tutti gli italiani è nella nostra migliore tradizione.

L'Unità d'Italia passa anche da queste memorie, raccolte nella nostra città, perchè i giovani sappiano e gli anziani non dimentichino...

Rina Delpero