Briantea84: una tesi per dimostrare che lo sport crea felicità

SEVESO - Lo sport ha una funzione di valore sociale, e può essere uno strumento di rigenerazione e inclusione formidabile. A dimostrarlo è la tesi di Laurea di Erika Gavarini, che ha messo sotto la lente di ingrandimento la stagione di Briantea 84, Pallacanestro Cantù e La Nostra Famiglia di Bosisio Parini.

Lo sport è uno strumento di cambiamento e di integrazione. In ragazzi con disabilità intellettivo relazionale, lo sport è un potente generatore di psicologia positiva. A dirlo sono in molti ma da oggi anche la tesi magistrale di Erika Gavarini, studentessa del corso di laurea in Educazione Professionale alla Statale di Milano e promossa dalla commissione il 18 novembre con la votazione di 108/110.

Oggetto del suo lavoro, condotto sotto la supervisione della professoressa Enrica Milani, è stata l’analisi del progetto One Team, svolto nella scorsa stagione sportiva da Briantea84, Pallacanestro Cantù e La Nostra Famiglia di Bosisio Parini sotto l’egida dell’Euroleague Basketball Turkish Airline. Un programma di avviamento alla pallacanestro che, sottoposto alle indagini della neo laureanda, ha dimostrato risvolti non solo sotto profilo atletico e fisico, ma soprattutto nel campo della consapevolezza di sé e della realizzazione personale.

“Sono convinta che questo studio possa avvalorare l’importanza dello sport nel percorso educativo di bambini con disabilità intellettiva – ha affermato Gavarini – e la condivisione dei risultati deve essere patrimonio a disposizione degli educatori per poter comprendere le migliori strategie per il singolo individuo. L’allenatore non si sostituisce all’educatore, hanno ruoli e funzioni differenti, ma insieme compongono un gruppo di lavoro che saprà valorizzare al meglio le inclinazioni di ogni soggetto.

Il progetto “One Team scuola gioco basket”, che ha avuto come sede la palestra della Nostra Famiglia a Bosisio Parini e ha coinvolto 15 ragazzi tra gli 11 e i 15 anni, ha preso avvio a novembre 2014 e si è concluso lo scorso giugno, comprendendo allenamenti aperti ai genitori, la visione di partite di basket dal vivo, la somministrazione di questionari a tutte le persone coinvolte, bambini e parenti. Insomma un percorso a tutto tondo per creare relazioni significative attraverso lo sport, anche all’interno della famiglia dove spesso la comprensione delle capacità dei figli con disabilità non è totale.

E così attraverso una palla a spicchi i bambini hanno sperimentato l’importanza del gruppo e un senso di benessere che produce uno stato d’animo positivo, insieme a valori come la determinazione, la motivazione, l’attaccamento alla maglia e, in fondo, quella gratificazione che fa sentire realizzati e semplicemente felici.