Cane con collare elettrico, scossa quando abbaia: l'Enpa lo ritira

BESANA IN BRIANZA - Un cane, già in passato trovato pieno di pulci e zecche, malnutrito e con la congiuntivite, è stato ritirato nei giorni scorsi dai Nucleo Antimaltrattamento dell'Enpa di Monza insieme alla Polizia Provinciale: gli era stato applicato il collare elettrico per evitare che abbaiasse.

La storia ha inizio un paio di settimane fa, in seguito alla segnalazione di un cane detenuto in un recinto fatiscente in città, pieno di pulci, di zecche, affetto da congiuntivite e visibilmente malnutrito. Sul posto intervengono i volontari della LEAL che prestano la loro attività presso il canile Fusi di Lissone.

Sulle prime l’anziano proprietario dell’animale, dopo aver addotto come scusa il fatto che non era in grado di gestirlo altrimenti, è collaborativo e accetta di buon grado l’aiuto dei volontari che provvedono a sverminare il cane, liberarlo dai parassiti, prestargli le cure del caso e rendere il contesto più idoneo a una sua detenzione.

Nel frattempo erano stati comunque informati il Nucleo Antimaltrattamento dell’Enpa (Ente nazionale proteziona animali) di Monza e Brianza e la Polizia Provinciale, per cui la situazione era costantemente monitorata.

All’improvviso, però, il proprietario smette di essere collaborativo e la situazione torna come prima e anche peggio, perché oltre all’estrema incuria e alla malnutrizione si aggiunge il fatto che al collo del cane viene messo un collare elettrico. A questo punto i volontari, allarmati e preoccupati per le sorti del povero animale perché il padrone impedisce loro l’accesso al recinto, contattano il Nucleo Antimaltrattamento della Protezione Animali che sabato 29 agosto arriva sul posto insieme agli agenti della Polizia Provinciale e ai responsabili delle Guardie Ecologiche Volontarie.

Il cane si lamenta, è in condizioni di visibile sofferenza e sembra implorare con gli occhi di essere portato via di lì. Viene immediatamente contattato il proprietario, sequestrato il collare elettrico (che era tra l’altro regolato alla massima potenza, a suo dire, per impedire che abbaiasse) e ritirato il cane per una cessione definitiva, soluzione preferita al sequestro che avrebbe comportato tempi troppo lunghi per una futura adozione, in considerazione della sua età avanzata.

Per lo stesso motivo il proprietario, cacciatore ultraottantenne, non è stato denunciato ma è stato diffidato dal detenere altri animali e sarà regolarmente monitorato.

Il povero cane, di 11 anni circa e di taglia media, nonostante le pessime condizioni di gestione ha rivelato un ottimo temperamento anche se visibilmente spaventato. Attualmente si trova al canile Fusi di Lissone, struttura di competenza per il comune di Besana, dove viene curato e accudito dai volontari della LEAL e spera di trovare presto una famiglia che sia disposta a dargli l’amore e le cure che gli sono mancati.

L'Enpa, ringraziando il personale della Polizia provinciale che, nonostante il difficile periodo che sta attraversando, non fa mai mancare il suo supporto, fa chiarezza sul collare elettronico: vietato o no? Due norme relative al maltrattamento degli animali non sono sufficienti a stabilire se questo strumento di addestramento coercitivo sia legale oppure no. L’art. 544-ter del codice penale recita che: “1. Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione a un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5.000 euro a 30.000 euro. 2. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. 3. La pena è aumentata della metà se dai fatti cui al primo comma deriva la morte dell’animale.”

L’art. 727 del codice penale prevede un’ipotesi di contravvenzione per la detenzione di animali “in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze”.

Il collare elettrico provoca una scarica elettrica a basso voltaggio ma ad alto amperaggio, somministrata nella zona anteriore del collo dell’animale, parte molto sensibile e ricca di terminazioni nervose. Costituisce quindi un vero e proprio strumento di tortura, anche se ne è tuttora ammessa la vendita, costituendo reato solo il suo impiego sull’animale.