La morte del gatto diventa un giallo: in paese torna l'incubo della tagliola

RENATE - Un gatto randagio, che circolava fin dalla nascita nella zona del municipio, è morto nei giorni scorsi dopo una brutta ferita: zampa posteriore destra tranciata all'altezza della coscia. Per l'Enpa troppe analogie con i due casi di gatti mutilati nella stessa zona nel 2011.

La morte del gatto, stavolta, non passa sotto silenzio: una morte "anomala" che ha spinto i volontari dell'Enpa (Ente nazionale protezione animali) a ipotizzare che sia dovuto all'impiego di una tagliola. Tanto da arrivare a scrivere una lettera al sindaco e a chiedere la collaborazione di eventuali testimoni per perseguire il colpevole.

Una brutta storia quella di un bel micione tigrato, giovane randagio che circolava in paese, zona municipio, fin da quando era gattino. Non si faceva toccare anche se non disdegnava la presenza delle persone - purché tenessero  qualche metro di distanza - come l'anziano pensionato che lavorava nel suo orto in via Tripoli mentre il gattone si godeva qualche raggio di sole sulla panchina del giardino. Non si sa se qualcuno gli desse da mangiare, ma di sicuro la popolazione di topi, che arrivavano dalla vicina ferrovia, era notevolmente diminuita da un anno a questa parte.
  
Una vita tranquilla, con qualche disagio, come quella di tanti gatti di nessuno, fino a sabato 24 ottobre quando una volontaria dell'Enpa riceve una telefonata. Il gattone si è presentato, come quasi ogni mattina, in quel giardino di via Tripoli. Ma questa volta con la zampa posteriore destra letteralmente tranciata all'altezza della coscia. Fa fatica a camminare e la ferita è già coperta da mosche. Una veterinaria è sul posto ma i suoi tentativi di recuperare il gatto, di indole selvatica, falliscono. Due volontari Enpa esperti nel recupero di gatti si recano sul posto con una gabbia a scatto (che si chiude non appena l'animale, attirato dall'esca, vi entra), ma il gatto se n'è già allontanato. Le ricerche, anche lungo la ferrovia, non danno frutti.

La mattina dopo il gatto ritorna, sempre più debole, annusa il cibo senza entrare nella gabbia e dopo un paio d'ore se ne va. Lunedì un'altra volontaria posiziona una seconda gabbia di tipo manuale che si chiude a distanza con un lungo filo. Del gatto nessuna traccia, anche nei giardini e aree verdi contigui, accuratamente setacciati. Nei giorni successivi rimane in posizione la gabbia automatica (con cibo sempre fresco) ma il gatto non si fa vedere e crescono i dubbi sul fatto che sia ancora vivo. 

Finalmente una risposta all'appello pubblicato sulla pagina Facebook dell'Enpa conferma quanto si temeva. Il gatto è stato trovato morto già lunedì sera nel cortile della Casa di Accoglienza Betania in via Garibaldi, ad appena 400 m di distanza dal giardino di via Tripoli, dove peraltro era di casa: veniva a trovare le gatte libere che vivono nei pressi del centro per disabili, ed è qui che è stato seppellito. 

Come sempre in questi casi rimane il rammarico di non essere stati in grado di risparmiare al gatto una sofferenza atroce e una lenta agonia, permettendogli almeno una morte  dignitosa. Ma oltre a questa amarezza resta il terribile dubbio sulla tremenda ferita che gli è stata inferta: potrebbe essere stato investito da un treno o colpita da una falciatrice, oppure, ipotesi più inquietante, potrebbe essere stato ferito intenzionalmente. O, ancora, potrebbe essere finito in una tagliola (si ricorda che la detenzione, vendita e uso di questo tipo di trappola, usata una volta per catturare la selvaggina, sono vietati dal 1992). 

Dall'Enpa arrivano a formulare questa ipotesi vista l'analogia che questo episodio ha con quanto accaduto in paese nel 2011: proprio nello stesso quartiere si erano registrati due casi di gatti di proprietà mutilati e avvelenati, denunciati dai padroni alla Polizia Locale. Inoltre nel 2014 si sono registrati diversi casi di polpette avvelenate nei campi tra Renate e Briosco che hanno ucciso almeno due cani. 

Visto questo ultimo episodio e quelli di quattro anni fa, l'ufficio legale dell'Enpa di Monza e Brianza ha inviato una lettera al sindaco Matteo Rigamonti, per metterlo al corrente della vicenda e ricordare che i gatti che vivono in stato di libertà, come sancito dalla Legge 281/91, sono "patrimonio indisponibile dello Stato", soggetti alla diretta tutela dei Sindaci e delle Associazioni di volontariato che devono collaborare per la loro tutela. La lettera rammenta inoltre che la legge punisce l'uccisione e il maltrattamento di animali, rispettivamente con la reclusione da tre a diciotto mesi, e con la reclusione da tre mesi a un anno o con una multa da 3.000 a 15.000 euro. Enpa chiede al primo cittadino di sollecitare la Polizia Locale a una particolare attenzione sul territorio ed eventualmente di attuare una collaborazione con Enpa, sezione di Monza e Brianza, per una maggiore sensibilizzazione dei cittadini.

L'Enpa, però, rivolge un appello anche agli stessi cittadini: chiunque fosse in grado di fornire elementi sul caso del gatto morto, o fosse a conoscenza di persone che mettono trappole o tagliole sul territorio, è pregato di comunicarlo alla Protezione Animali, anche anonimamente, contattando la Sede Operativa ENPA in via Lecco 164, 20900 Monza (MB). Tel. 039-388304 / email: maltrattamenti@enpamonza.it.