Il Tribunale condanna "Le Iene": risarcito il Comune per un servizio del 2014

LISSONE - La sentenza è del 30 novembre, ma il sindaco Concettina Monguzzi, animo brianzolo, ha voluto aspettare di ricevere il bonifico prima di divulgare la notizia: il Tribunale ha condannato Rti a risarcire il Comune per un servizio andato in onda su "Le Iene" nella puntata del 5 febbraio 2014

Ogni mese, per ben due anni consecutivi, il sindaco Concettina Monguzzi ha ricevuto in municipio una lettera da ignoti. Con escrementi. A partire da quando è stato trasmesso da "Le Iene" il servizio "Quando gli assistenti sociali ti tolgono i bambini". Il Tribunale di Roma, con sentenza del 30 novembre, ha condannato Rti al risarcimento dei danni non patrimoniali patiti dal Comuni di Lissone stabilendo l'importo in 20 mila euro.

"Ho aspettato questi giorni per dare la notizia - afferma il primo cittadino - perché volevo essere sicuro che la controparte effettuasse il bonifico. Per noi è stata una brutta esperienza. Abbiamo pagato molte conseguenze, additati ogni volta e in ogni sede come quelli del servizio delle Iene".

Quella puntata del 5 febbraio 2014, insomma, per il Comune si è rivelata un incubo. Di qui la decisione di rivolgersi all'avvocato Denilo Delia del Foro di Monza per intentare una doppia causa: quella penale a Monza e, di pari passo, quella civile a Roma.

L'amministrazione comunale da subito aveva contestato la ricostruzione dei fatti offerta dal servizio di Matteo Viviani, ritenendo gratuitamente accusatorio il taglio che era stato dato, il montaggio della puntata e delle interviste rese dai soggetti coinvolti e dal sindaco, contestando recisamente anche il titolo dato al servizio, evidenziando come i Servizi Sociali del Comune di Lissone non avessero mai strappato alcun bambino all'affetto della propria madre, avendo sempre e solo dato seguito alle puntuali prescrizioni del Tribunale dei Minorenni di Milano, a cui competeva ogni decisione in materia. 

“Sono soddisfatta di vedere riconosciuta la verità dei fatti - dichiara il sindaco di Lissone, Concettina Monguzzi - La messa in onda di quel servizio ha avuto una ricaduta importante e problematica sull’operato dei Servizi sociali e sulla figura degli operatori che quotidianamente devono affrontare emergenze e che quindi hanno necessità di lavorare in serenità per poter mettere in atto soluzioni e procedure corrette e risolutive”.

Il Tribunale di Roma, nella sentenza in argomento, censura in maniera chiara e netta l’operato dell’intervistatore Viviani giungendo a precisare che in considerazione dei fatti narrati (coinvolgenti minori) è emersa da parte dell’autore del servizio televisivo la mancata effettuazione dei più elementari accertamenti al fine di verificare l’attendibilità di quanto trasmesso.

Prosegue il Tribunale di Roma dicendo “la notizia trasmessa non è corrispondente al reale svolgimento dei fatti ed è prospettata, anzi, in modo tale da ingenerare nello spettatore la convinzione che i Servizi Sociali avessero tenuto una condotta per lo meno non diligente, se non addirittura rivestente profili penalmente rilevanti, riconducibile ad un’omissione di atti”.

Precisa, ancora, il giudice che nemmeno il più elementare accertamento circa la veridicità della notizia che si stava mandando in onda è stato compiuto dall’intervistatore e, al contrario, sono state veicolate notizie basate su valutazioni prive del pur minimo riscontro, esponendo così l’operato del Comune di Lissone (e dei Servizi Sociali, quale organo dello stesso) al pubblico ludibrio. 

All’interno della sentenza viene messa in rilievo anche un’altra anomalia, fin dal principio sottolineata dall’Amministrazione Comunale, e cioè il fatto che Rti non sia stata in grado “di produrre l’intervista al sindaco nella sua interezza, così precludendo al Tribunale la possibilità di verificare se - nel corso dell’intervista - fossero state fornite dal sindaco ulteriore informazioni”. Le ragioni addotte dalla Iena Viviani per giustificare l’impossibilità di produrre in Tribunale la versione integrale delle interviste rese dai soggetti coinvolti, compreso quella del sindaco, sono state giudicate inverosimili e pretestuose dall’Avvocato Delia, legale del Comune, in quanto la Iena Matteo Viviani, con dichiarazione autografa, ha sostenuto che era stato tutto cancellato per ragioni di spazio di archiviazione.

Il danno non patrimoniale risarcibile al Comune di Lissone “è riconducibile alla falsa attribuzione di notizie che denotano l’inefficienza dell’operato dei Servizi sociali del Comune con presumibili ricadute negative in termini di generale credibilità del loro operato in ambito professionale attraverso una trasmissione che è stata vista da oltre 2.807.000 telespettatori, con uno share pari al 13.57%”.

Conclusa singolarmente in anticipo la causa civile, ora continua quella penale. A breve dovrebbe essere presa la decisione circa l’eventuale rinvio a giudizio dei soggetti responsabili della messa in onda del servizio.

Il sindaco, nel frattempo, rivela già quale sarà l'utilizzo di quei 20 mila euro: "In piazza Craxi si sta realizzando uno spazio dedicato ai bambini con il contributo di alcune mamme. Noi come Comune dobbiamo compartecipare alla spesa. Visto che il risarcimento ottenuto per la trasmissione riguarda una vicenda che vede coinvolti i minorenni, quei soldi finiranno in quella piazza, proprio per i bambini".


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