Consumo di agnelli a Pasqua: in un anno 650 tonnellate in meno in Italia

MONZA - Un po' le polemiche, un po' l'attività di sensibilizzazione. Il risultato, però, è certo: in Italia, nell'ultimo anno, è calato il consumo di carne di agnello a tavola nei giorni di Pasqua. Per contro, tuttavia, è cresciuto l'export verso i Paesi esteri

La tradizione viene sempre rispettata, ma in molti cresce il rifiuto di portare in tavola a Pasqua un agnellino. Un'indagine condotta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza su dati Istat-coeweb rivela che il consumo nel 2016 ha registrato una diminuzione di 650 tonnellate rispetto all'anno precedente.

Dati che vengono confermati anche dall'esame dell'import e dell'export della carne di agnello. Quella che facciamo arrivare dall'estero nel 2016 ha registrato un -10,7% a livello di volume d'affari. Dato significativo, anche se è poco per poter sostenere che l'agnello sia sparito dalle nostre tavole: nello stesso anno gli italiani hanno speso 57 milioni di euro per fare arrivare 11 mila tonnellate. Sono 650 tonnellate in meno, ma si tratta pur sempre di un quantitativo considerevole.

Sulle tavole degli italiani che non rinunciano alla tradizione, gli agnelli arrivano da Spagna (16 milioni di euro, -14,7%), Grecia (10 milioni 373 mila euro, in questo caso con un +35,3%), Romania (8 milioni 625 mila euro, -21,1%) e Regno Unito (8 milioni 541 mila euro, -17,6%).

Anche il valore delle esportazioni delle carni di agnello diminuisce in un anno del (12 milioni 686 mila euro, con un calo è dell'1,2%), ma aumentano i quantitativi esportati: le 1.868 tonnellate rappresentano un +7%). I principali Paesi dove arrivano carni di agnello italiane sono soprattutto la Spagna seguita, a lunghissima distanza, da Portogallo e Francia. 


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