Il messaggio di Mancuso e Gelmini: una politica sempre più "rosa" per risolvere i problemi dell'Italia e delle famiglie

MONZA - Una serata di parlare di politica, ma guardando un po' oltre il panorama cittadino e le imminenti elezioni di domenica: Anna Mancuso e Mariastella Gelmini, ieri al Binario 7, hanno voluto rimarcare la necessità dell'impegno femminile in politica

La politica deve iniziare a parlare in rosa, per comprendere e risolvere con quella pragmaticità e buon senso tipicamente femminili i problemi della collettività. Perché si sa che le donne hanno una marcia in più e anche se non riescono a fare squadra come gli uomini, a differenza del compagni di partito riescono più naturalmente a mettere davanti il servizio all’ambizione.

La salvezza della politica e dell’Italia parte dalle donne. Questo il messaggio lanciato lunedì durante l’incontro pubblico organizzato al Binario 7 da Anna Mancuso portavoce della lista civica “Monza Futura” a sostegno della candidatura di Dario Allevi. Una sala gremita, soprattutto di rappresentanti del gentil sesso, quella che ha ascoltato l’intervento dell’ex deputato monzese che però quest’anno non corre per la campagna elettorale cittadina, e dell’onorevole Mariastella Gelmini coordinatore regionale lombardo di Forza Italia.

“Complementarietà o quote rosa’”, questo il titolo dell’incontro: una sorta di riflessioni ad alta voce e chiacchierate tra amiche per individuare la strada da percorrere per risollevare le sorti dell’Italia. Ridotto l’intervento sulla campagna elettorale locale anche se nella lista “Monza Futura” più che di quote rosa (ben 19 le donne presenti in lista) si dovrebbe parlare di una quota azzurra.

A sostegno, comunque di un candidato uomo (Dario Allevi) che ha ricordato “in questa campagna elettorale anche grazie alle donne il centrodestra è unito e compatto. Tante le donne presenti nelle liste perché la donna, a differenza dell’uomo, guarda prima all’obiettivo cioè portare la gente e votare, prima ancora di chiedere la preferenza personale”.

Una visione condivisa da Anna Mancuso. “Non siamo quote ma persone – ha dichiarato prima di passare la parola all’onorevole Gelmini – Dobbiamo costruire un percorso teso al miglioramento della qualità della vita. Abbiamo bisogno di poche cose, ma concrete. In primis il lavoro. La povertà sta bussando alla porta di tanta gente, di persone anche della classe media. Con il rischio di finire nel tunnel della depressione, che è ancor peggiore del cancro “. Lanciando quindi un messaggio alle istituzioni. Una proposta che Mancuso ha messo nero su bianco e che Allevi ha accolto nel suo programma. “L’istituzione del consigliere di quartiere – ha precisato – I servizi sociali devono uscire dal palazzo, andare in mezzo alla gente, ascoltare i bisogni. Le istituzioni non possono essere burocratici, ma devono fare il meglio per tutti, non solo per qualcuno. Sia per gli immigrati sia per i cittadini italiani, ci deve essere pari dignità”.

Un modo di fare politica abbracciato anche dall’onorevole Gelmini che però guarda oltre le elezioni monzesi: alle elezioni politiche e soprattutto a un progetto a lungo termine per la rinascita dell’Italia, partendo appunto dalla tutela della donna (come madre, moglie e lavoratrice) e della famiglia. “L’Italia ha bisogno di gente con spirito di servizio e non di ambizione – ha spiegato – Negli anni ’70 la donna ha rinunciato a fare figli per ansia di carriera. Oggi la donna vuole conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia, che è stata la prima ad essere impoverita dalla crisi”.

La soluzione c’è: investire nei servizi all’infanzia. “Oggi il welfare per l’infanzia non c’è – ha continuato – Le rette degli asili nido sono improponibili e le donne devono scegliere o di continuare a lavorare usando lo stipendio per la tata o per la retta, oppure licenziarsi e seguire il figlio con il serio rischio di non rientrare più nel mercato del lavoro”.

Fondamentale investire poi nell’occupazione. I dati presentanti dalla Gelmini sono preoccupanti. “Il 25 per cento delle famiglie italiane sono a rischio di povertà – ha continuato – Il 70 per cento degli under 35 restano a casa perché, non avendo un lavoro, non possono fare un progetto di famiglia. È sbagliato dare risorse a pioggia come il reddito di cittadinanza. Bisogna diminuire il costo del lavoro e aumentare gli stipendi”.

Con una stoccata anche contro l’abolizione dei voucher. “È stata una grande ipocrisia – ha commentato – In questo modo si dà una mano al lavoro in nero”.

Fondamentale nel rilancio dell’Italia, non solo l’attenzione alla famiglia e ai bambino, ma anche la tutela della salute. “In sanità le risorse sono sempre meno e non sempre sono ben spese – ha aggiunto – C’è bisogno di amministrare bene, come un buon padre di famiglia: se una spesa la si può fare la si affronta altrimenti no”.

Barbara Apicella


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