Piffer: "La sensazione è che in Consiglio comunale non sia cambiato granché"

MONZA - Deluso, ma speranzoso: ci sono ancora cinque anni davanti e Paolo Piffer, dopo la prima seduta di Consiglio comunale, si augura che la nuova amministrazione comunale si dimostri meno sorda rispetto alla giornata di insediamento

"La sensazione iniziale è che non sia cambiato un granché. Attendo con ansia i prossimi appuntamenti istituzionali nella speranza di essere smentito dai fatti, le possibilità non mancheranno e Monza ne ha davvero bisogno". Non nasconde la sua delusione Paolo Piffer (CivicaMente con Piffer Sindaco) dopo la prima seduta di Consiglio comunale dell'amministrazione Allevi, quella che si è svolta sabato mattina.

"Se il buongiorno si vede dal mattino - afferma l'esponente della lista civica - devo dire che il primo Consiglio comunale non mi ha proprio entusiasmato, se non per la folta partecipazione dei cittadini. Naturalmente è presto per trarre qualsiasi conclusione, ma il modo con cui sono state assegnate le deleghe assessorili e la presidenza del consiglio rispecchia in pieno il vecchio metodo Cencelli tanto caro ai partiti, una spartizione delle poltrone in piena regola secondo principi che poco c’entrano con le esigenze della città e molto di più con gli equilibri interni delle alleanze". 

Piffer aveva chiesto di assegnare la poltrona di presidente del Consiglio comunale alla minoranza, proprio per evidenziare ulteriormente quel ruolo di garanzia e di tutela. Non aveva rivendicato quel ruolo, anzi era partita da lui la proposta di assegnarlo al gruppo di minoranza maggiormente rappresentato in aula (il Partito Democratico), individuando nel giovane Marco Lamperti la figura più adatta.

La sua proposta era stata bocciata dalla maggioranza, che aveva invece preferito la figura di Filippo Carati (Lega Nord).

"La proposta - spiega Piffer - è stata insomma rispedita al mittente, così come fece già la vecchia maggioranza nel 2012. E’ mancato il coraggio, peccato, la prima grande occasione di dimostrare un cambio di passo è stata persa. La politica sembra proprio non volersi liberare di certe abitudini. L’astensionismo al 50% secondo alcuni forse non è ancora abbastanza preoccupante".


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