Scanagatti: "I chioschi? Sì, certo"

MONZA - Il sindaco Roberto Scanagatti è il primo a rispondere ai comitati di quartiere, alle associazioni e ai cittadini sul quesito relativo ai tredici chioschi da installare: in caso di conferma, non rinnegherà la sua idea. E spiega che i manufatti non saranno invasivi oltre a garantire un presidio del territorio

La querelle chiosconi infiamma gli ultimi sprazzi della campagna elettorale.  Il primo a scaldarsi è proprio il sindaco uscente Roberto Scanagatti che risponde a comitati, associazioni e semplici cittadini con una lettera. La domanda posta ai sette candidati era semplice: entro lunedì 5 giugno potete dichiarare ufficialmente se, in caso di vittoria, confermerete o revocherete il progetto per l’installazione dei tredici dehors in città?

Scanagatti ha risposto per primo, non con un sì o con un no, ma spiegando in una lettera il perché del progetto della sua Giunta. Che, se verrà riconfermato per il secondo mandato, verrà realizzato.

La missiva non è stata però inviata al Comitato che riunisce 31 gruppi tra associazioni culturali e comitati di quartiere, ma soltanto ad alcuni sodalizi come dichiarato anche nel comunicato stampa del comitato elettorale di Scanagatti.  

“Il progetto risponde alla necessità di presidiare "zone sensibili", di Monza con servizi ai cittadini, animazioni, informazioni turistiche e attività commerciali compatibili con l'area circostante – si legge nella missiva - Per compatibilità intendo che sia coerente con la bellezza paesaggistica del contesto in cui si inseriscono e complementare, quindi non concorrenziale, rispetto alle attività commerciali presenti. Va da sé  che il progetto, legittimamente presentato da un soggetto privato, è stato messo a gara per verificare l’esistenza di possibili altri concorrenti interessati ad utilizzare le aree pubbliche date in concessione a condizioni più vantaggiose per l’amministrazione comunale. L’esito della gara non ha prodotto nuove proposte.  L’amministrazione ha quindi concesso l’autorizzazione al soggetto proponente e gli uffici comunali competenti hanno in seguito espletato le procedure previste, tutt’ora in corso”.

Un progetto perciò non solo squisitamente economico ma anche dal profondo valore sociale “di presidio contro rischio degrado e punto di servizio su aree del territorio bisognose di intervento”, spiega nella lettera indicando come locazione i due ingressi della stazione, piazza Cambiaghi, i giardinetti  di Via Gramsci e di via Azzone Visconti, i Boschetti Reali. In quelle aree quindi dove da mesi si segnalano quotidianamente episodi di criminalità, degrado e bivacco.

Chioschi che, comunque, non andranno ad impattare con l’architettura della città, ma saranno “strumento per la valorizzazione ambientale e del contesto urbano delle diverse piazze cittadine, salvaguardando quelle di maggiore pregio storico architettonico e paesaggistico” – scrive ancora il sindaco.

Specificando anche che in alcune zone le strutture non saranno miniappartamenti ma quattro chioschi di 15 metri quadrati ciascuno ubicati in piazza IV Novembre, in piazza Garibaldi, in via Vittorio Emanuele e in piazza Centemero e Paleari dove, in questo ultimo caso, è previsto l’ampliamento del chiosco già presente.

“Credo sia anche opportuno ricordare che la conclusione dell’iter politico amministrativo è stato preceduto da una lunga fase di ascolto che ha coinvolto associazioni culturali, associazioni di categoria e consulte di quartiere. Il progetto è passato anche al vaglio delle commissioni comunali del paesaggio e in quelle consiliari competenti – si legge ancora nella lettera -  In virtù di questo metodo orientato al confronto, al termine dei vari passaggi, sono state introdotte alcune importanti modifiche. Ne è risultato un progetto più a misura della nostra città e delle sue necessità di presidio e servizio. Ricordo anche che una mozione in Consiglio comunale che chiedeva tout court l’abolizione del progetto è stata respinta con i voti della maggioranza e l’astensione di quasi tutta le forze di opposizione, ad eccezione dei due proponenti la mozione”.

Svelando anche come saranno queste strutture. “Saranno  hub, ovvero dei centri pluriservizi e punti di ritrovo e socialità capaci anche di creare lavoro (se ne calcola qualche decina) per le piccole imprese commerciali e artigianali di Monza e del territorio – continua -  D’altro canto Monza non ha inventato nulla. Si tratta di esperienze già realizzate per esempio a Milano, con il progetto Edicola 2.0 inaugurato in Corso Garibaldi, e anche all’estero, a Parigi con un progetto molto simile, lanciato da un insegnante di economia sociale che ha attivato il progetto “Lulu dans ma rue”, un chiosco che ha anche funzioni di portierato sociale. Infine, le segnalo che ogni presidio sarà dotato di bagni pubblici (anche per disabili) e servizi nursery; tutte le strutture costituiranno dei punti informativi sulle iniziative cittadine (mi auguro anche della sua Associazione), saranno dotati di accessi ai servizi on line del Comune, vi si potranno caricare smartphone e tablet, connettersi liberamente grazie al wifi gratuito e dissetare gli amici a quattro zampe. Inutile dire che sarà esclusa qualunque attività eticamente discutibile”. 

Chiedendo poi al presidente dell’associazione alla quale ha inviato la missiva di farsi portavoce a tutti i suoi associati perché questa vicenda possa non essere relegata a semplice slogan di campagna elettorale.

E le associazioni si stanno già facendo sentire. In primis coloro che quella lettera non l’hanno ricevuta. Come Ettore Radice, presidente di “Mnemosyne”. “Il sindaco deve rispondere a tutti e 31 i firmatari tra associazioni culturali  e Comitato di quartiere – risponde – Ricordandogli che per quanto riguarda le associazioni culturali  tutte garantiscono durante l’anno il 90 per cento delle attività culturali organizzate in città, altrimenti dall’assessorato alla Cultura verrebbe garantito poco o nulla”.

Questo trattamento diverso non è piaciuto a Radice. “Il sindaco ha avuto una reazione scomposta e poco istituzionale. Un atteggiamento sovietico verso chi esprime un dissenso considerandolo o un nemico o un manovrato dai suoi avversari – aggiunge - Ricordo al sindaco uscente che questa battaglia contro i chiosconi è iniziata nel novembre 2015, ben lontana dalla campagna elettorale e quando la politica anche d'opposizione sonnecchiava. Sono state le associazioni culturali a sollevare per prime il problema, poi portato in Consiglio comunale. Non siamo manovrati da nessuno, ma tutti desideriamo ricevere una risposta”.

E la telenovela continua.

Barbara Apicella


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