Usura ed estorsione ai danni di un imprenditore: tre in carcere

MONZA - Un prestito di 20 mila euro con la richiesta di averne indietro 50 mila. Tre persone nei giorni scorsi sono state arrestate per usura ed estorsione ai danni di un imprenditore brianzolo che, in difficoltà economiche, si era rivolto a loro per ottenere i soldi necessari per iniziare un lavoro

Uno arrestato appena ha messo le mani sulla busta contenente i soldi, gli altri due bloccati a Malpensa quando hanno messo il piede fuori dall'aereo che li ha riportati a casa dopo una vacanza in Sardegna: tre uomini, di 54, 43 e 40 anni sono stati arrestati dagli uomini del Commissariato della Polizia di Stato di Monza: devono rispondere, a vario titolo, di estorsione e usura ai danni di un imprenditore brianzolo che si era rivolto a loro per un prestito.

L'uomo, a causa della crisi economica, si trovava in difficoltà nell'affrontare alcune spese necessarie per poter avviare un lavoro importante per la sua società. Proprio chiedendo soldi ad amici all'inizio di giugno era entrato in contatto con il cinquantaquattrenne, che gli aveva raccontato di avere due persone da presentargli.

Di fatto, pur di ottenere quel finanziamento, l'imprenditore si era accordato per ottenere 20 mila euro, da rimborsare con un tasso da veri usurai: a breve avrebbe dovuto restituire complessivamente 50 mila euro in più, ovvero 30 mila euro più del dovuto.

L'operazione, benché da strozzini, l'aveva giudicata sostenibile, considerando il lavoro che da lì a breve avrebbe dovuto iniziare. A causa di imprevisti, però, l'affare all'ultimo momento era saltato. E lui, pur non avendo soldi, aveva quel debito da 50 mila euro da rimborsare.

Inutile raccontare la verità ai creditori: questi hanno iniziato a minacciarlo ripetutamente, estendendo lo stesso trattamento ai suoi familiari e ai suoi conoscenti, inducendolo a consegnare subito il 10% della somma pattuita dopo aver racimolato soldi dagli amici più cari.

Ovviamente non era sufficiente: le pressioni nei suoi confronti sono diventate sempre più insistenti, con minacce sempre più pesanti. Per intimorirlo i creditori gli hanno anche fatto presente che sapevano tutto della sua famiglia, conoscevano perfettamente anche l'auto di uno dei figli.

A questo punto, però, l'imprenditore per evitare guai maggiori ha trovato la forza di andare a raccontare tutto al Commissariato di Polizia. Scelta saggia. In brevissimo tempo le forze dell'ordine sono riuscite a scoprire le identità delle tre persone e, grazie a intercettazioni e pedinamenti, hanno definito tutta la situazione raccogliendo evidenti prove contro i tre malfattori.

Il cinquantaquattrenne, che ormai si era posto come intermediario tra l'imprenditore e gli usurai, ha commesso il grave errore di chiedere ancora soldi, concordando l'appuntamento in un bar il 27 giugno. Appena ha messo le mani sulla busta, gli agenti in borghese gli sono balzati addosso mettendogli le manette ai polsi.

Nel frattempo il Giudice per le indagini preliminari, accogliendo le richieste fatte dalla Procura, ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per gli altri due. Non è stato difficile andare a prenderli: erano in vacanza in Sardegna, dovevano rientrare con un volo a Malpensa. Appena hanno messo piede in aeroporto, mercoledì 5 luglio sono stati arrestati anche loro.


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