A quarant'anni dalla diossina Seveso punta sulla resilienza

SEVESO - L'anno prossimo la città ricorderà i quarant'anni dell'evento diossina. Ma l'intenzione è quella di farlo in modo speciale: ovvero con un progetto sulla resilienza, sulla capacità di ricavare energia positiva dal disastro chimico. In collaborazione con Fla, InnovA21 e Legambiente.

A quarant’anni dall’evento diossina un progetto sulle “Comunità resilienti”. Incrocia le dita il sindaco Paolo Butti: soltanto dopo l’estate si potrà conoscere l’esito del bando promosso da Fondazione Cariplo. Il luogo, in virtù dell’incidente del 1976, è però unico al mondo. E i partner per la realizzazione del progetto sono più che qualificati: Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Agenzia InnovA21, Legambiente.

“La ‘resilienza circolare di Seveso’ – afferma Butti – è un progetto articolato che si chiude con i quarant’anni dell’evento diossina. Con la resilienza Seveso è protagonista del suo riscatto. L’incidente è ormai alle spalle, ma c’è ancora un percorso da fare, bisogna ancora stimolare il vivere la città da parte dei sevesini. Gruppi spontanei che cercano di promuovere il territorio e attività in questo anno ne sono nati. Ma credo sia sintomatico il fatto che gli alunni delle nostre scuole, dovendo scegliere come riqualificare il nostro territorio, abbiano puntato il dito sulla gestione degli spazi pubblici attraverso il volontariato. E con questo progetto sulla resilienza vogliamo far sì che non si dimentichi il passato, ma che tutto quanto è accaduto possa diventare progettualità per il futuro”.

“Sono stato cittadino si Seveso fino a dieci anni fa – aggiunge Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – e mi sento di dire che il 10 luglio non è una festa, ma non è nemmeno il ricordo di una strage. I quarant’anni sono il momento della resilienza, che intendiamo come la capacità di ricavare energia positiva da un evento traumatico per la nostra comunità. Allora l’evento non era prevedibile, oggi della diossina sappiamo tutto: sappiamo che c’è ancora, sappiamo dov’è confinata, che pericoli comporta, quali atteggiamento dobbiamo avere. Sappiamo che la diossina c’è ma non chiudiamo più gli occhi davanti al mostro. Al contrario, seguiamo un percorso esistenziale della comunità affinché possa diventare patrimonio”.

“L’importante – sostiene Mita Lapi della Fla – è investire nella rete di comunità. E’ questa il nucleo centrale del progetto e ciò che dà piena legittimazione all’azione rivendicata dai cittadini. Già nota in Europa e nel mondo per la ‘direttiva Seveso’, la città dev’essere ricordata ovunque perché ha saputo rispondere al dramma della diossina”.

Il progetto presentato alla Fondazione Cariplo ha la durata di due anni, per un investimento sulla nostra comunità pari a circa 220 mila euro.

4 commenti

Caetano Carro :
Ma noi SEVESINI, MEDESI, CESANESI e DESIANI siamo già “resilienti” e non da poco. Io, per esempio, nel luglio del 1996, esattamente 20 anni dopo l'incidente, fui ricoverato d'urgenza all'ospedale di Saronno per mialgia e piressia acute. Da Saronno fui trasferito a Tradate, dove mi venne somministrato del cortisone -90 mg al giorno- ma con scarsi risultati; dopo qualche giorno fui trasferito all’ospedale di Desio, ove mi fu diagnosticata la PANARTERITE NODOSO CON INTERESSAMENTO CUTANEO MUSCOLARE; dopo un paio d’anni di terapia intensiva, basata su cortisone e l’antitumorale ciclofosfamide tornai alla cosiddetta vita normale. Nel 2000 mi fu diagnosticato un carcinoma prostatico, quindi, fui operato. Nel 2005 fui ricoverato d’urgenza per ischemia coronarica multipla, quindi, rivascolarizzazione del miocardio con 4 bypass, ergo, un lungo periodo di riabilitazione. Nel 2012, a seguito di ecografia, mi fu diagnosticato un cancro al rene destro. Quindi, nefrectomia totale. Nel 2013, a seguito di misteriosi dolori addominali ed incertezza dei medici sulla loro origine, mi fecero un altro taglio parallelo a quello di quasi 40 cm per asportarmi il rene, portandomi via l’intestino cieco, e, logicamente, l’appendice. Per chi non lo sapesse, non sono il solo RESILENTE: siamo in tanti, e ci riteniamo fortunati che siamo ancora qua… mentre altri hanno già utilizzato il biglietto di solo andata. PIU' RESILENTI DI COSI'! | lunedì 22 giugno 2015 12:00 Rispondi
Daniela Freguia :
L'anno prossimo la città di Seveso (meglio dire la zona colpita) ricorderà i 40 anni dall'evento diossina. "Non è una festa, ma nemmeno il ricordo di una strage" che dichiarazione infelice... Peggio di com'è andata, doveva andare? Vero... "oggi della diossina si sa tutto"... La belva è stata ingabbiata e la si può dominare. Peccato che appena qualcuno accende un fuoco o va toccare un tombino scatta l'allarme e si grida all'incoscienza. (l'ho fatto pure io su questo sito). Giusto sperare nel buon esito di un progetto. Giusto voler guardare avanti e cercar di trarre beneficio dalle macerie, ma quale enorme errore, non citare chi dalla diossina ha avuto sconquassata la vita; chi se n'è andato troppo presto e chi sta ancora lottando con la malattia. Il grido accorato di Caetano Carro merita tutta la nostra solidarietà. daniela freguia | martedì 23 giugno 2015 12:00 Rispondi
Gaetano Carro :
Innanzitutto chiedo scusa se sul mio precedente messaggio ho scritto RESILENTE e RESILENTI, omettendo la seconda "I". La Dottoressa Mita LAPI, della FLA, dichiara: “L’importante è investire nella rete di comunità. E’ questa il nucleo centrale del progetto e ciò che dà piena legittimazione all’azione rivendicata dai cittadini. Già nota in Europa e nel mondo per la ‘direttiva Seveso’, la città dev’essere ricordata ovunque perché ha saputo rispondere al dramma della diossina”. Gentile Dottoressa Mita LAPI, col Suo permesso, al Suo periodo conciso ed efficace, aggiungerei: “…Nonostante fosse stata rifiutata la “RICHIESTA DEL COMUNE DI SEVESO ALLA REGIONE LOMBARDIA DI ISTITUIRE NELL’AMBITO DELLA U.S.S.L. N. 62 UN CENTRO MEDICO POLISPECIALISTICO PER LE DIAGNOSI PRECOCI”, come da deliberazioni di Consiglio Comunale di Seveso degli anni ’90, in considerazione dei 62miliardi di lire incamerati dalla Regione Lombardia negli anni ’80 per la transazione con la Givaudan, in nome dei bambini di Seveso, Meda, Cesano Maderno e Desio, affetti da cloracne, che abitavano nella zona inquinata dalla diossina.” Io dico che una certa sommetta dei 62miliardi per potenziare il poliambulatorio già agibile in Seveso, da mettere a disposizione dei danneggiati, la si poteva anche prendere, non Le pare? Si sono limitati a "DONARCI" la sede della FLA, che, naturalmente, noi cittadini gradiamo… ma… innanzitutto… la salute, Non Le pare? Quindi, anche per i motivi qui sopra riportati, tanti miei conoscenti ed io, ci sentiamo dei VERI RESILIENTI! Grazie e tanti ossequi. Gaetano Carro | martedì 23 giugno 2015 12:00 Rispondi
Gaetano Carro :
Secondo gli ambientalisti nostrani, Seveso è la CITTA' SIMBOLO DEL RISCATTO AMBIENTALE. a/B>Quanto sono ciechi! Non si sono accorti che il cuore della nostra città è il SIMBOLO DELLO SCEMPIO AMBIENTALE PER COLPA DI FNM, e fra non molto... lo diventerà anche il cuore di Meda. Non è che... la FLA veda meglio degli ambientalisti politichesizzati... però, dalla FLA, mi aspettavo qualcosa di più, visto che è stata costituita coi risarcimenti dei danni che SEVESINI, MEDESI e CESANESI abbiamo subito! Si consideri, inoltre, la minaccia incombente in Zona B, ex A8, mai bonificata, dove si vorrebbe portare la diossina alla luce del sole per allargare la superstrada Milano Meda. | lunedì 12 ottobre 2015 12:00 Rispondi