Due settimane di solidarietà: ora i bimbi del Saharawi tornano a casa

MONZA - Si è concluso oggi il soggiorno dei dieci bambini del Saharawi che, dal 9 agosto, sono stati ospiti della città. Una iniziativa lanciata per il quarto anno dal sindaco Roberto Scanagatti per questi piccoli che vivono come profughi tra l'Algeria e il Marocco

 grande la malinconia che si legge negli occhi dei volontari che, nelle ultime due settimane hanno conosciuto e giocato insieme a quei bambini nati senza una casa e senza un futuro. Nati profughi e dal futuro sempre più incerto.

Hanno già le valigie pronte i dieci bambini del Saharawi che dal 9 agosto sono ospiti in città. Una valigia carica di ricordi, ma anche di qualche dono che i monzesi hanno voluto loro lasciare prima di salutarli.

Si conclude oggi, martedì 23 agosto, l’avventura dei piccoli profughi che in queste settimane sono stati accolti e coccolati dai figli di Teodolinda. Uno stuolo di volontari, ma anche di semplici cittadini, che hanno accolto l’iniziativa lanciata per il quarto anno dall’amministrazione Scanagatti. Un progetto di solidarietà nei confronti di questi bambini che, insieme ai loro genitori, da anni vivono come profughi in una striscia di terra tra l’Algeria e il Marocco.

Una situazione che si protrae dal 1975 quando il Sahara occidentale venne abbandonato dai colonizzatori spagnoli e invaso dalle truppe del Marocco che obbligarono le popolazioni locali all’esilio. Da quarant’anni intere generazioni vivono nel deserto, in una striscia di terra in condizioni ai limiti della sopravvivenza. Una situazione che, purtroppo, non trova spazio sui media e da oltre quarant’anni per quel popolo e per i loro discendenti non c’è futuro.

Ma grazie alla sensibilità di numerose associazioni sul Saharawi e sui bambini che vivono nei campi profughi si alza l’attenzione mediatica. Anche attraverso i soggiorni, come quello promosso dal Comune di Monza. In queste settimane i dieci bambini hanno prima soggiornato qualche giorno al mare, a Loano, nella colonia gestita dal Centro Mamma Rita. Poi in città nell’ostello dei frati della Madonna delle Grazie sempre seguiti da volontari che e hanno garantito il vitto, l’alloggio, la pulizia e soprattutto una vacanza per far conoscere loro quel mondo al di fuori dei loro campi.


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1 commenti

Ahmed Salem Amr Khaddad :
Purtroppo, questi ragazzi sono utilizzati dai relè algerini in Italia per la propaganda contro il Marocco. Questi ragazzi provengono dai gulag di Tindouf, nel sud-ovest dell'Algeria. Non hanno nulla a che fare con il territorio del Sahara Occidentale. La comunità Sahara occidentale, che è sovrano sud del Marocco, condanna l'uso dei ragazzi e ragazze nella propaganda dell'Algeria contro il Marocco. Molte lettere sono state inviate al UNHCR tio denunciare queste manovre tristi! Grazie | giovedì 25 agosto 2016 12:00 Rispondi